domenica 21 ottobre 2012

Come una sirena

Eri a una sottile striscia d'aria da me. Una specie di vetro gassoso separava i nostri sorrisi e gli occhi. Uno strato così sottile che sentivo l'aria muoversi quando pronunciavi la "b" per dirmi "bella" e tutte quelle lettere che danno fiato invece d'ingoiare l'aria nello stomaco. Tu mi guardi e vedi un salvagente, una boa a cui agganciarsi durante la tempesta, il porto con l'acqua calma e le case colorate coi gerani alle finestre, la montagna che si staglia verso l'alto a bucare le nuvole di giorno e le stelle di notte.
Eri a una sottile striscia d'aria da me. Così vicino che sentivo l'aria sbattermi in faccia quando muovevi le ciglia, e anche il suono dei tuoi pensieri  come rotelle dell'ingranaggio di un orologio.
Tra me e te solo aria, uno strato sottile. Bastava un piccolo gesto, la contrazione di qualche muscolo, poca fatica in fondo. Bastava agganciarmi dalla manica della maglia, che tanto non siamo più in estate. Potevi farlo invece di lasciarmi trasformare in palloncino pieno di elio che esce dall'atmosfera e finisce nel gelo eterno o in piombo che annega. Potevi salvarmi, penso proprio di si. Nessuno si salva da solo, penso mentre come in un film vedo bolle che mi sovrastano, la luce che cambia, spariscono i colori,  diventa tutto sempre più buio, spariscono i suoni, la musica, sparisce il dolore mentre le lacrime diventano mare. Divento sirena.

PuntoG

venerdì 21 settembre 2012

Parafrasando Shéhérazade #4



”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era una musica, delle candele accese, odore di miele di montagna e cannella.

”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

Chiuse gli occhi e le fiammelle disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.



Il cielo era azzurro quella mattina di sole a tal punto. Vincent sarebbe arrivato con la  trasfigurazione dei suoi girasoli. Ma questo viene dopo. All' inizio solo cielo e sole. E qualche punto di domanda appeso come una resta d'aglio sulle colonne d' acciaio lucido. Da lì è cominciato il vortice del guardare e cercare luci e ombre, inventare mondi inesistenti, cercare quello che non c' era, trasformare la realtà in un'altra cosa.
"Un caffè?"
"Un caffè."
É qui che arriva Vincent. Il posto dove andiamo è così lontano che sembra di aver raggiunto la Francia, anche se poi non è vero.
Quando penso alla tua voce è quella di quando hai scoperto che ti avevo portato in un campo di papaveri. Vincent non era poi così contento che non ci fossero i girasoli, anche se la luce e i colori erano quelli dei suoi quadri. E il sole "a tal punto".
"Guarda."

"Bello" hai detto, con un suono che è sembrato molto meglio del campo e più lungo del viaggio, o così  mi è sembrato. La "e" aperta come il cielo, la "o" tonda come il disegno di Giotto e morbida come un batuffolo di cotone. Abbiamo raggiunto i tulipani quasi di corsa. Erano così alti che sembravano arrivare al cielo e le ombre facevano strani zig zag. Poi è arrivato il Bianconiglio di corsa, come sempre, urlando che era in ritardo. Anche noi lo eravamo. Abbiamo mangiato un biscotto ed è sparito tutto: Vincent, i tulipani, e gli zig zag.
Quando ti penso è così che ti vedo, e la voce che sento è quella. Gli occhi che scattano e scrutano, le "e" aperte e le "o" tonde. Come Alice infilo le dita in tasca, mi conforta il contatto con la ruvidezza dei biscotti. Le persone 
danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere.

E ascoltano questa musica qui.



Aprì gli occhi e spense le candele.
Sorrise.


PuntoG

giovedì 13 settembre 2012

IMHO

"La mia personale convinzione è che, quando necessario, bisogna lasciare andare via le persone, anche quelle più amate, soprattutto loro direi. Cogliere il momento in cui tutto diventa ineluttabile - di solito si presenta come una cuspide nel cuore - e in qualche modo assecondare il distacco. Talora si manifesta come un moto naturale, tipo l'uscita dall'orbita di una stella, altre volte accadono scossoni bruschi come turbolenze e dolorosi impatti. E' quasi un dovere. Come è un dovere salvaguardare ciò che c'è stato, preservare i momenti lieti nella memoria, custodirli..."


Così scrive un amico. Però quando qualcuno va via,  bisognerebbe mettergli in mano, con una carezza, un quadrato di carta a righe, ripiegato su stesso come una specie di origami. Nella parte più interna il proprio nome, scritto con la stilografica, magari una Montblanch. La trama di cellulosa andrebbe conservata al buio, dentro un barattolo a chiusura ermetica. Per mantenere intatta la fragranza e impedire all'ossigeno di  svaporare l'inchiostro. Riaprirlo tra vent'anni, direbbe Lucio.
Dovrebbero insegnarcele a scuola queste cose, perchè uno non è mai davvero preparato agli addii, al lasciare andare, a camminare senza voltarsi indietro, senza sbirciare neppure nel riflesso di una finestra o di una vetrina. Bisognerebbero insegnarcelo a scuola che il dolore va affrontato e vinto nell'immediatezza, quando taglia come la lama di ceramica dei coltelli per le verdure, quando le lacrime sono liquide e non ancora cristalli di ghiaccio. Dovrebbero obbligarci a cantarla ogni giorno questa canzone qui e insegnarci a dedicarla a noi stessi.
C'è un tempo per ogni cosa. Ora è tempo di pubblicare questo post covato per un giusto tempo.

PuntoG

venerdì 31 agosto 2012

Aria

Nuvole di lavanda,
passi sulle punte
e una danza.

Salgo sull altalena,
i piedi
ondeggiano l'erba.

Faccio un salto,
respiro.
Indosso il cappello
e mi giro.

Disegna una margherita,
sulla mia mano.

PuntoG

domenica 26 agosto 2012

5


«La pazienza è il primo atto d'amore.
Ricoprire di attenzioni qualcuno che non ci appartiene è il secondo atto d'amore.
Il quarto atto d'amore è il silenzio.
Il quinto atto d'amore è la fiducia.»

PuntoG

sabato 25 agosto 2012

Calura

Scivola e riempie
solchi di pianto
e ragnatele di sorrisi.

l' acqua straborda
dai pori,
diventa goccia:
una, tante.

Il fiume fa ragnatele
sul tuo volto
e s'infila
nei solchi del tempo.

L'occhio
cade sull'indice.
L'unghia una distesa,
di fiori bianchi.

Sorridi e ti guardo.
«Ma tu, quanti anni hai?»

PuntoG

sabato 18 agosto 2012

Ti ricordi? #1

Piovve a dirotto quando uscimmo dal bar in cui avevamo bevuto un caffè. L'aria si fece fredda all'improvviso, ci infilammo dentro un portone per evitare gli spruzzi d'acqua che arrivavano sulla mia camicia di lino bianco. Avevo una collana azzurra, questo me lo ricordo: dei tuoi vestiti non ho memoria. So che ad un certo punto spiovve.
«Una pizza?»
«Una pizza.» rispondesti.
Mi piaceva trascinarti sulla pista da ballo e insegnati i passi che neppure io conoscevo. Tu sorridevi, sorridevi sempre. Me ne accorgo solo adesso che a pensarci quei denti bianchi mi sembrano pronti per una fotografia da copertina. Solo che quelli non erano fogli di giornale ma la mia vita dentro cui t`infilavi come in un golf trovato sul letto.
Allora mi piaceva il tuo sorriso poggiato sul cuscino accanto al mio, vicino ai panni stesi, tra le candele accese per la cena.
Sorridevi mentre volavamo dentro alle nuvole di "zucchero filato che se le mangi ti addolciscono il cuore". Tu sorridevi e pioveva: dentro l'aereo, nella camera d'albergo, nella rambla. Piovve per tutto il viaggio, come la prima volta che c'incontrammo: anche sull auto mentre dall aeroporto tornavamo a casa. Non serviva al ombrello a ripararci. Credo che sprofondai il mio bagaglio dentro l auto, dissi un «vado», tu rispondesti «ciao» e mi ritrovai a guidare nella notte, verso casa. Non so so sia andata davvero così: il senso è questo.
Ritornare è stato infilare la testa dentro le valigie da disfare, come tutto il resto: pioggia e sorrisi.
Non è rimasto nulla, neppure un briciolo di nostalgia.
PuntoG

ndr fuggire dai sorrisi cartolina

lunedì 6 agosto 2012

(bi)sogno

Che bisogno avevi di occupare l'altro lato del letto fino a infilarti dentro l'impronta di me? Mentre aspetto gioco con gli origami e costruisco uccelli coi fogli dei quotidiani cinesi. Cuocio le polpette nel sugo che borbotta dei pranzi nei giorni di festa e del silenzio in tutti gli altri giorni. Alle diciassette ogni giorno ti ho scritto una lettera, con la stilografica e l.inchiostro nero; il pennino ha tratti più marcati. Sono archiviate nel faldone con la scritta rossa : MITTENTE SCONOSCIUTO. Il tempo ingiallisce la carta e stinge la china. Rileggo a stento ciò che rimane. Che bisogno avevi di traslocare dentro un'altra impronta senza almeno lasciare una manciata di briciole sul divano bianco? Il posto del tuo spazzolino è sempre vuoto e la musica che ami dà il buongiorno al sole, che guarda e fa spallucce. Che bisogno avevi di telefonarmi una mattina di settembre per dirmi che ti manco e mi vuoi bene? Però lui, è davvero delizioso. PuntoG

sabato 28 luglio 2012

dammi

una mela e una candela,
un fiore,
fogli bianchi
per un rogo di desideri.
la notte abbraccia.
ali
accompagnano coi grafemi.
perle arrotolate
attendono silenziose.
dammi il rogo,
la montagna,
le lacrime che concimano la vita.
un posto dammi.
e il coraggio del mio nome urlato.

PuntoG

martedì 24 luglio 2012

Parafrasando Shéhérazade #3



”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

 
Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era una musica, delle candele accese, odore di miele di montagna e cannella.

”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

Chiuse gli occhi e le fiammelle disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.


Ti racconto una notte di stelle a manciate.
"Non m'importa", mi dici.
T'importa dell'aria, degli odori,
della luce che entra nelle mie stanze.
Ti racconto della nuvola
a forma di ciambella appena fritta
ai bordi della giostra,
dell'aria che profuma di pino e di terra,
della parete bianca a cui mi appoggio.
Mi racconti di un cielo senza stelle,
della cassaforte che non c'è più,
della sedia che gira,
di coperte arrotolate,
di un giaciglio che non accoglie
e di una valigia dietro la porta.
La musica si spegne
mentre t'infili
dentro l'azzurroazzurro
del tuo deserto,
e mi racconti dei colori cangianti
ad ogni battito del cuore.
La musica si è spenta
e una voce
è entrata nella notte.
Ho guardato il cielo
e l'ho visto azzurroazzurro.


Aprì gli occhi e spense le candele.
Sorrise.


PuntoG


lunedì 23 luglio 2012

Signora Milena


La facilità di scriver lettere - considerata puramente in teoria - deve aver portato nel mondo uno spaventevole scompiglio delle anime. E' infatti un contatto con fantasmi, e non solo col fantasma del destinatario, ma anche col proprio che si sviluppa tra le mani nella lettera che stiamo scrivendo, o magari in una successione di lettere, dove l'una conferma l'altra e ad essa può appellarsi per testimonianza. Come sarà nata mai l'idea che gli uomini possono mettersi in contatto tra loro mediante lettere? A una creatura umana distante si può pensare e si può afferrare una creatura umana vicina, tutto il resto sorpassa le forze umane.
Scrivere lettere però significa denudarsi davanti ai fantasmi che ciò attendono avidamente. Baci scritti non arrivano a destinazione, ma vengono bevuti dai fantasmi lungo il tragitto. Con così abbondante alimento questi si moltiplicano in modo inaudito.
L'umanità lo sente e li combatte; per cercar di eliminare l'azione dei fantasmi tra uomo e uomo e per raggiungere il contatto naturale, la pace delle anime, essa ha inventato la ferrovia, l'automobile, l'aeroplano, ma ciò non serve più, sono evidentemente invenzioni fatte già durante il crollo; la parte avversaria è molto più calma e più forte, anche se l'umanità dopo la posta ha inventato il telegrafo, il telefono, il telegrafo senza fili.
Gli spiriti non moriranno di fame, ma noi periremo.

Lettere a Milena, F. Kafka

C'è stato un tempo, in cui la frase di default nelle mie mail, recitava più o meno così: "Io ti scrivo, non per questo devi necessariamente leggermi". Davo da bere.
PuntoG

venerdì 20 luglio 2012

I vantaggi del gruppo


"Con il talento si vincono le partite,
ma è con il lavoro di squadra e l'intelligenza che
si vincono i campionati"
Michael Jordan


PuntoG

martedì 17 luglio 2012

As Good as It Gets

« Mi fai venire voglia di essere un uomo migliore »
"Qualcosa è cambiato", o anche no. Ma questo è certamente il più bel complimento.....

PuntoG

lunedì 16 luglio 2012

Pirate smile

Ci sono addii che possono trasformarsi in un arrivederci, e viceversa.
E tour che fanno scrivere una canzone come questa qui.

PuntoG

domenica 15 luglio 2012

Non tutto ciò che brilla eccetera eccetera

(Barcellona) Foto scattata e di proprietà di PuntoG


"Le persone sono come le vetrate colorate: brillano e scintillano quando fuori c’è il sole, ma al calar delle tenebre viene rivelata la loro vera bellezza solo se è accesa una luce dall’interno."
Pessoa

PuntoG

sabato 14 luglio 2012

Ho paura. Non ci riesco

La strada si allontana, fredda. I sassolini sotto le ruote di gomma sono il suono della campagna con i suoi tigli e bucaneve, il campo di grano tocca il cielo.
-sbrigati dai! Pedala, veloce! Non arriviamo più se continui a fermarti- mia zia, vicina, lontana. Eco nella mia testa pesante “Non ci riesco. Ho paura. Non ci riesco. Ho paura”… Nel piccolo cuoricino nascosto, sgorgano terrore e sconforto, un nodo alla gola e un pianto scoppiato. “Non ci riesco. Ho paura. Non ci riesco! Ho paura!”.
la zia pedala veloce, non guarda indietro. “Non ci riesco. Ho paura”.
La sua testa è un puntino rosso nella strada polverosa. I cani la inseguono. Io resto. Non mi muovo. Ho deciso che rimango qui ”non ci riesco. Ho paura” non mi importa cosa mi succede. Non ci riesco, Ho paura di cadere, di farmi male, di sbucciarmi le ginocchia, per l’ennesima volta.
Ascolto i grilli e il sole caldo. Sono sola. Ho paura e non ci riesco ma sono sola. Silenzio. Nessuno è pronto a raccogliermi, a consolarmi. Solo le mie piccole braccia riescono ad abbracciare il mio tronco ansimante. Ho paura e non ci riesco. Mi abbraccio forte e piango tanto. Mi fanno male i piedi, non riesco a camminare. Devo pedalare. Devo assolutamente pedalare “Ho paura. Non ci riesco”. Mia zia avrà già comprato il ghiacciolo alla cascina e non tornerà indietro. Non so la strada “Ho paura. Non ci riesco”
Ho consumato i miei occhi, le mie lacrime sono cadute in fretta, il mio cuore ha smesso di tremare. Nessuno mi ascolta in quel paesaggio di infantile bellezza. Voglio anche io fare il rumore con i sassi sotto le gomme, voglio anch’io ascoltare la campagna. Salto sulla graziella.
Non cado più. Assaporo il rumore della ghiaia, le cicale, il vento, le nuvole. “Anche io so fare il rumore con la bici”.

Questo racconto arriva da un posto che si chiama "La stilografica". Ha un bel suono, in particolare  questo qui: “Anche io so fare il rumore con la bici”. A pedalare bisognerebbero insegnarcelo da piccoli, all'asilo addirittura. Forse anche no, non importa se nessuno ce lo spiega. Dovremmo imparare a farlo comunque. Almeno prima di andare a camminare sul grande arcobaleno. Perchè lì, si usano le ali, non le bici.

PuntoG

giovedì 12 luglio 2012

Alle volte ci vuole proprio...

"Tutti questi luoghi comuni sulle donne, che se vogliono dire sì dicono no, se vogliono dire no dicono sì e via dicendo.
Io se voglio dire sì dico sì, se voglio dire no dico no e se voglio dire vaffanculo dico vaffanculo. E quindi vaffanculo."
Carmelita Zappalà
PuntoG

mercoledì 11 luglio 2012

Felicità a colori

«E come la mettiamo col fatto che gli amori finiscono, i genitori si separano, le amicizie si perdono, le persone muoiono e che insomma, siamo tutti disegnati a matita?»
«Ne prendiamo atto e ci concentriamo sui colori»


"Felicità dentro un disegno a matita. Però colorato" - Chiara Gamberale



PuntoG

 

martedì 10 luglio 2012

Entomologia

La pupa diventa farfalla.
E' scritto.
Almeno a volare ci si prova.


PuntoG

martedì 12 giugno 2012

Splitscreen


La genialità sta nelle cose semplici. Anche nella vita. IMHO ;)

John Maeda illustra le dieci leggi fondamentali del concetto semplicità, dalla più semplice "Riduci" alla più complessa "Semplicità significa sottrarre l'ovvio e aggiungere il significativo". Di sicuro, ci vuole una certa abilità a semplificare senza perdere niente di essenziale.

PuntoG

lunedì 11 giugno 2012

Buona settimana Mondo

"L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa... L'importante è quello che provi mentre corri..."

Che come citazione del lunedì mattina, mi piace davvero molto. (Forse ;) anche più della colazione al bar col cappuccino schiumato il giusto e la brioche tiepida. Intanto, da una manciata di ore è cominciata una nuova settimana. Ci vuole un buongiorno speciale, perchè ognuno di noi - a suo modo - affronta la sua piccola personale battaglia, la sua piccola corsa. Non ci è data nessuna garanzia, nessuna certezza tranne l'emozione del durante, quella davvero nessuno può negarcela. E davvero non è poco. Stamattina inspiro e corro, con la mia fossetta incastonata sulla guancia sinistra, i capelli spettinati e le ciglia che fanno flip flap. Corro e mi emoziono, tutto qui!!!
Questo è proprio un bel mix per un "Good morning,  Wonderful World".

Buona settimana Mondo!!! :)

PuntoG

P.S. chi sa cosa commenterebbe Haruki Murakami a proposito del correre!!!???

venerdì 8 giugno 2012

Parafrasando Shéhérazade - L'op(posto) #2

”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”


Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era musica, candele accese, odore di mele e cannella.
”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”
Chiuse gli occhi e le candele disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.


Si voltò verso di me. Per istinto volevo girarmi dalla sua parte, ma una forza imprevista mi girò testa e collo dalla parte opposta. Partì la parlantina che mi era rimasta difficile mentre la guardavo. Era così brutta vicina, le labbra serrate. Mi raggelano quelle di una donna, vestite quando si accostano a baciare, si vestono di tutto, dalle parole, in su.
“Apri questi maledetti occhi di pesce"
“Posso. Se tu vedessi quello che vedo io,  li potresti aprire”
“Da dove ti spuntano questi insulti, piccolo giovanotto?”
“Che insulti? Dico quello che vedo"
“Ora continua". Allontanò le dita da sopra gli occhi e poi con quelle dita si allontanò dai lati del naso, passando per la bocca, fino al mento. E non mi posò le labbra sulla bocca serrata dall'ovvietà.
“Ovvietà" dissi quando si staccò, facendolo velocemente.
“Questo non era tuo. Non te lo chiedo mai, ti piace l’odio?”
“Be’ no, se è questo, no". Pensai che non avrei capito nessun libro da quel momento in poi
. *

Aprì gli occhi e spense le candele.
Sorrise.

PuntoG

*(molto) Liberamente tratto da "I pesci non chiudono gli occhi" - Erri De Luca.
Sperando che non me ne voglia troppo, da lassù.

giovedì 7 giugno 2012

Parafrasando Shéhérazade - L'op(posto) #1

”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”


Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era musica, candele accese, odore di mele e cannella.
”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”
Chiuse gli occhi e le candele disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.


Com'è che un amore comincia? "Comincia quando c'è n'è di più, quando c'è n'è il giusto, quando in realtà c'è sempre stato. Un amore comincia perché qualcosa lo alimenta: allora bisogna usarlo, forse, l'amore. Ma comincia pure quando non lo si alimenta e: tutto cambia dopo il primo giorno. Così perfetto che pare vero. E allora forse almeno un po' bisognerebbe non usarlo, l'amore. E se poi comincia perché mentre non lo usi vola per aria e si unisce? Quello può capitare. Così come che lo lanci in aria, sul serio, e quello però ti torna più indietro: può capitare. O magari comincia perché te lo scordi da qualche parte, perché lo vuoi tenere sempre chiuso in tasca per perderlo, ma così rinasce: sboccia. Comincia perché andavi lentamente, comincia perché vai avanti, comincia perché vuole cominciare, perché deve cominciare. Comincia perché è cosa più possibile da dimenticare, quando un amore comincia, che potrebbe non finire. *


Aprì gli occhi e spense le candele.
Sorrise.

PuntoG

*(molto) Liberamente tratto da "Le luci nelle case degli altri" - Chiara Gamberale

«Come tutte le persone malamente toccate dalla vita, anch'io pensavo che più cose sai meno soffri, hai la situazione sotto controllo. Poi ho capito che non hai bisogno di far sapere tutto a tutti, e viceversa, per amare ed essere amata: le persone che veramente tengono a noi sono quelle che ci capiscono, e che noi capiamo, nel profondo. Inutile fare i ragionieri dell'esistenza degli altri: perdi la vita, se la analizzi troppo. È una frase terapeutica, per me, ed è il punto al quale sono arrivata nel mio rapporto con le persone, che mi diverte e mi atterrisce. Per questo tengo tanto a questo libro: è il più autobiografico».

Da un'intervista alla Gamberale a proposito del libro.

mercoledì 6 giugno 2012

Di Vento

Io amo la semplicità che si accompagna con l'umiltà.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla pelle,
sentire gli odori, catturarne l'anima.
Perchè li c'è verità, li c'è dolcezza,
li c'è sensibilità, li c'è ancora amore.


A. Merini




PuntoG :)

venerdì 1 giugno 2012

Istruzioni per, avrebbe scritto Cortàzar

...bisognerebbe fargli una carezza e mettergli in mano un quadrato di carta bianca, una specie di origami - un unicorno direbbe Deckard, un flauto direbbe Rachael - facendogli ascoltare questo sassofono qui. Nella parte più interna, scritto con la stilografica, magari una Montblanch, un nome. La trama di cellulosa andrebbe conservata al buio, dentro un barattolo a chiusura ermetica. Per mantenere intatta la fragranza e impedire all'ossigeno di svaporare l'inchiostro.
Riaprirlo tra vent'anni, direbbe Lucio.

PuntoG

giovedì 31 maggio 2012

Cari amici vi scrivo

Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quest’abbraccio e non chiedere altro perché la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore. Fidarsi del suo abbraccio, della sua pelle contro la tua, questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante altre volte e poi una volta sarà l’ultima, ma tu dici, stasera, adesso, non è già l’ultima volta? Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di quando ti cerca in mezzo alla folla, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita, ma che non dannerà la tua [...] se tu lo ami, [...] fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle, l’amore è niente di più, sei tu che confondi l’amore con la vita.
"OTTAVA ORA DELLA NOTTE. Biglietto numero otto" - Pier Vittorio Tondelli


L'amore credo sia come una vecchia barzelletta, quella dove uno va da uno psichiatra e dice: "Dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina"; e il dottore gli fa "e perché non lo interna?" E poi lui risponde " e così a me le uova chi me le fa?" Beh, credo corrisponda ai rapporti uomo-donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali, pazzi e assurdi. Ma credo che continuino, e che la maggior parte di noi, ha bisogno di uova. "Io e Annie" - Woody Allen

Le parole sono irrazionali e assurde. Devono stare nei libri, nelle poesie, nei blog. Nelle nostre strade fanno solo caos, ci distolgono dal "sole a tal punto", dal vento che scompiglia i capelli sussurrando all'orecchio, dalle nuvole che diventano draghi, dalle minestre dei contadini delle sere d'inverno, dal ciocco di legno che racconta favole mentre brucia nella stufa. Non servono parole. Serve essere gallina, o uovo. IMHO.
PuntoG

mercoledì 30 maggio 2012

Parafrasando Shéhérazade #2

”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era una musica, delle candele accese, odore di miele di montagna e cannella.
”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”
Chiuse gli occhi e le fiammelle disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.

C'è un albero di limoni in un orto, accanto al banano con le foglie cadenti. D'estate è frescura sotto la sua chioma fitta e i frutti sono grossi come cedri. D'estate c'è rumore sotto le fronde, non solo di grilli. Le bambine svolazzano i fiori dei vestiti e giocano a far le fate. Basta un cono di carta a creare incantesimi. La merenda è un limone tagliato a fette da qualcuno dei grandi. Le dita sprofondano nel barattolo del sale. Smorfie ridenti fanno eco all'affondo dei denti nella polpa, si mischia al sale e all'odore di salsedine che arriva dal mare. Il vespro spegne le voci. L'orto non ha lampade e si torna a casa. Il passato odora di zagara.


Aprì gli occhi e spense le candele.
Qualcuno pianse.

PuntoG

giovedì 24 maggio 2012

Parafrasando Shéhérazade #1

”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era una musica, delle candele accese, odore di miele di montagna e cannella.
”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”
Chiuse gli occhi e le fiammelle disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.

Foto scattata e di proprietà di PuntoG

Dentro il cassetto le perle nere cianciavano rumorose, ridendo con un cinguettio. Si spingevano, anche. Qualcuna, nel salto, provava a fare un triplo salto mortale. Allora tutte tacevano e trattenevano il fiato, fino al tonfo dell'atterraggio che le scompigliava tutte.
"Ancora, ancora!!!"
Tutte, proprio tutte, roteando con una piroetta, si girarono verso la voce.
Ci fu silenzio.
La perla si sentì osservata e, invece di arrossire, sbiancò.
Da allora, nel cassetto, le perle nere stanno in cinque  file ordinate. Al centro una perla bianca.
Al bordo dell'ultima fila, un filo rosso. Come nella vita di ogni Uomo.

Aprì gli occhi e spense le candele.
Qualcuno pianse.

PuntoG

mercoledì 23 maggio 2012

Donne du du du

Le donne non devono spiegare.....devono solo brillare.....

(magari sotto la pioggia, come in questo posto qui. Perchè loro - alcune, almeno - sanno avventurarsi a camminare sotto i temporali. E non aprono l'ombrello.)
PuntoG

domenica 20 maggio 2012

Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno


Ti toglievi la fascia dalla vita, ti strappavi i sandali, gettavi in un angolo l’ampia gonna, era di cotone, mi sembra, e scioglievi il nodo che ti stringeva i capelli in una coda. Avevi la pelle d’oca e ridevi. Eravamo talmente vicini che non potevamo vederci, assorti entrambi in quel rito urgente, avvolti nel calore e nell’odore che emanavamo insieme. Mi aprivo il passo per le tue vie, le mie mani sulla tua vita protesa e le tue impazienti. Sfuggivi, mi percorrevi, mi scalavi, mi avvolgevi con le tue gambe invincibili, mi dicevi mille volte vieni con le labbra sulle mie. Nell’attimo estremo avevamo un bagliore di completa solitudine, ciascuno perduto nel proprio abisso rovente, ma subito risorgevamo al di là del fuoco per scoprirci abbracciati nel disordine dei guanciali, sotto la zanzariera bianca. Ti scostavo i capelli per guardarti negli occhi. Talvolta ti sedevi accanto a me con le gambe raccolte e il tuo scialle di seta su una spalla, nel silenzio della notte che iniziava appena. Così ti ricordo, in quiete.
Tu pensi per parole, per te il linguaggio è un filo inesauribile che tessi come se la vita si facesse narrandola. Io penso per immagini congelate in una foto. Ma non impressa su una lastra, piuttosto come disegnata a penna, è un ricordo minuzioso e perfetto, dai volumi morbidi e dai colori caldi, rinascimentale, come un’intenzione colta su una carta porosa o su una tela. E’ un momento profetico, è tutta la nostra esistenza, tutto il vissuto e il da vivere, tutti i tempi simultanei, senza inizio nè fine. Da una certa distanza guardo quel disegno, in cui ci sono anch’io. Sono spettatore e protagonista. Sono nella penombra, velato dalla foschia di una tendaggio trasparente.
[...] Sono lì con te e anche qui, solo, in un altro tempo della coscienza. Nel quadro la coppia riposa dopo aver fatto l’amore, la pelle di entrambi luccica, umida. L’uomo ha gli occhi chiusi, una mano sul proprio petto e l’altra sulla coscia di lei, in un’intima complicità. Per me questa visione è ricorrente e immutabile, nulla cambia, è sempre lo stesso sorriso placido dell’uomo, lo stesso languore della donna, le stesse pieghe delle lenzuola e gli stessi angoli bui della stanza, sempre la luce della lampada sfiora i seni e gli zigomi di lei con la stessa angolatura, e sempre lo scialle di seta e i capelli scuri cadono con identica delicatezza.
Ogni volta che penso a te ti vedo così, ci vedo così, fissati per sempre su quella tela, invulnerabili alla corrosione della cattiva memoria. Posso divagarmi a lungo su quella scena, fino a sentire che entro nello spazio del quadro e non sono più colui che osserva, ma l’uomo che giace accanto a quella donna. Allora si spezza la simmetrica quiete del dipinto e sento le nostre voci vicinissime.

”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”

PuntoG

sabato 19 maggio 2012

on - off

Spegnere e accendere. Servono interruttori per andare dove il caso ti vorrebbe portare. Proprio quello sfrontatamente e irriverentemente sbandierato durante le riunioni con le amiche. Quello per il quale ti guardono stupite perchè sanno, loro, che non ti appartiene. Sparare cazzate si addice alla rabbia, all'impotenza, alla resa. Come una rivincita o meglio ancora una sfida alla vita. Come a dire che sei tu che vinci, o almeno non perdi. Poi ti ricordi che per te la vita è una piscina di creme brulee sormontata da una sfoglia croccante di zucchero caramellato. Per tuffarcisi dentro dev'essere croccante il giusto.
Oggi ho lo smalto blu. S'intona coi jeans. E con la mia voglia di cielo e di mare.

PuntoG

venerdì 18 maggio 2012

Si dice che.....

Si dice che ogni persona è un’isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è.
José Saramago - La caverna

C'è un silenzio dentro ognuno di noi. Talvolta rumoroso. Credo si chiami dolore e faccia sbiadire i colori. Porta una scritta: fragile, maneggiare con cura.

PuntoG

mercoledì 16 maggio 2012

Ali di gatto

Sull'orlo del baratro ha capito la cosa più importante:
" Ah si? E che cosa ha capito?"
"Che vola solo chi osa farlo".

L. Sepulveda - "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare"


PuntoG

martedì 15 maggio 2012

Alba

L’alba
ha una sua misteriosa grandezza
che si compone d’un residuo di sogno
e d’un principio di pensiero.
Victor Hugo

PuntoG

lunedì 14 maggio 2012

Dove si nasconde l'infinito, somewhere, eccetera eccetera







Foto di prorietà di PuntoG ©

Tu vivi sempre nei tuoi atti.
Con la punta delle dita
sfiori il mondo, gli strappi
aurore, trionfi, colori,
allegrie: è la tua musica.
La vita è ciò che tu suoni.

Dai tuoi occhi solamente
emana la luce che guida
i tuoi passi. Cammini
fra ciò che vedi. Soltanto.

E se un dubbio ti fa cenno
a diecimila chilometri,
abbandoni tutto, ti lanci
su prore, su ali,
sei subito lì; con i baci,
coi denti lo laceri:
non è più dubbio.
Tu mai puoi dubitare.

Perché tu hai capovolto
i misteri. E i tuoi enigmi,
ciò che mai potrai capire,
sono le cose più chiare:
la sabbia dove ti stendi,
il battito del tuo orologio
e il tenero corpo rosato
che nel tuo specchio ritrovi
ogni giorno al risveglio,
ed è il tuo. I prodigi
che sono già decifrati.

E mai ti sei sbagliata,
solo una volta, una notte
che t’invaghisti di un’ombra
- l’unica che ti è piaciuta -
Un’ombra pareva.
E volesti abbracciarla.
Ed ero io.

Pedro Salinas - La voce a te dovuta

...ed è in certi sguardi  che si nasconde l'infinito...(ed anche in questo posto qui)

PuntoG

domenica 13 maggio 2012

Alice un paese di meraviglie #5

"Mi sto sciogliendo dentro la bolla" disse Alice.
"Non è il caldo", pensò il fante di spade.
Il bianconiglio arrivò di corsa, come sempre.
Alice era svaporata.
Il Brucaliffo mosillabava Zimà davanti al narghilè.

PuntoG

giovedì 10 maggio 2012

Dove il cielo è più sereno (?)


Foto scattata e di prorietà di PuntoG
" Ma l'esclusione che mi sono imposto dagli scopi e dai movimenti della vita; la rottura che ho cercato del mio contatto con le cose mi hanno portato precisamente verso ciò che cercavo di evitare. Io non volevo sentire la vita nè toccare le cose, sapendo con l' esperienza del mio temperamento al contagio del mondo che la sensazione della vita era sempre dolorosa per me. Ma evitando quel contatto mi sono isolato, e nell'isolarmi ho esacerbato la mia sensibilità già eccessiva. Se fosse possibile interrompere completamente il contatto con le cose, ciò gioverebbe alla mia sensibilità. Ma quell'isolamento totale non può avvenire. Per quanto faccia poco, respiro, per quanto poco agisca, mi muovo. E cosí, riuscendo a esacerbare la mia sensibilità attraverso l'isolamento, sono riuscito a fare in modo che i più piccoli fatti, che prima non avrebbero avuto importanza per me, mi ferissero come catastrofi. Ho sbagliato il metodo di fuga. Sono fuggito, attraverso uno scomodo stratagemma, verso lo stesso luogo dov' ero, con la fatica del viaggio che si è aggiunta al disgusto di vivere in quel luogo." F. Pessoa


PuntoG

martedì 8 maggio 2012

L'ora di mezzo

"Il tramonto è il punto preciso dove il tempo ha il suo giro di boa. È il cambio di guardia tra il giorno e la notte. [eppure] Non un libro sui tramonti. Anche quando ritorni da un viaggio o da una vacanza speciale, tutti a chiederti del cibo, della gente, del servizio o del mare. Ma mai nessuno che ti chieda: "e i tramonti, come erano i tramonti?" e lo sai perché? Perché a quell'ora la gente si fa la doccia. Nel momento più magico del giorno tu sei lì chiuso tra i tuoi pensieri e lo shampoo, tra l'acqua che scorre e un bagno doccia. Fuori, i colori si fondono in un magma luminoso che incontra le anime e innalza i sentimenti. Dentro, gli uomini si dimenticano della loro vera natura. Fuori, al tramonto, è il momento ideale per meditare, leggere, scrivere una lettera d'amore, ascoltare l'intermezzo della Cavalleria Rusticana o L'Ouverture del Tannhauser, rovinarsi con i ricordi, calmare la mente, sintonizzarsi con l'anima. No, non solo la nostra, ma quella del mondo."
Lorenzo Marini, Note 

La vita è fatta "solo" di piccole cose, piccoli gesti, piccole attenzioni. Non sono gli eventi eclatanti che possono renderle la bellezza che ha. Bisognerebbe ricordarsi di ricordarselo. IMHO.

PuntoG

domenica 6 maggio 2012

day by day

"Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, Si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.
Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare."

 
La metafora (dal greco μεταφορά, da metaphérō, «io trasporto») è un tropo, ovvero una figura retorica che implica un trasferimento di significato. Si ha quando, al termine che normalmente occuperebbe il posto nella frase, se ne sostituisce un altro la cui "essenza" o funzione va a sovrapporsi a quella del termine originario creando, così, immagini di forte carica espressiva. In genere si basa sulla esistenza di un rapporto di somiglianza tra il termine di partenza e il termine metaforico, ma il potere evocativo e comunicativo della metafora è tanto maggiore quanto più i termini di cui è composta sono lontani nel campo semantico. Nella linguistica cognitiva la metafora è definita come la comprensione di un dominio concettuale nei termini di un altro dominio concettuale.
(Fonte wikipedia)

PuntoG

venerdì 4 maggio 2012

Cercando puntini di luce#1

Un, dos, tres, cuatro
¡Tierra, Cielo!
Cinco, seis
¡Paraíso, Infierno!
Siete, ocho, nueve, diez
Hay que saber mover los pies


"Si deve sapere come muovere i piedi" nel gioco del mondo, per andare dalla parte giusta.
E ascoltare questa cosa qui.
"Yo te siento temblar contra mí como una luna en el agua" trovo sia una chiusa perfetta.

PuntoG




mercoledì 2 maggio 2012

“siamo qui adesso”
“siamo qui”
“io ci sono,  tu ci sei”
“si si, presente”

       dove siamo adesso?
chissà
di sicuro un posto divertente
energia buona da usare
sicurissimo
per prendere rincorse
saltare ostacoli
e aprire canali
tirare fuori
tirare dentro
un bel momento insomma
di una intensità inusitata
inusitata mi piace
mezz'ora?
mezz'ora

click
click

(ndr la mezz'ora cominciava approssivamente con questa musica qui)

PuntoG

lunedì 30 aprile 2012

Ho visto una nuvola che diventava un drago #3

“siamo qui adesso” “siamo qui”
“io ci sono,  tu ci sei”
“si si, presente”

       sono un angelo....
e io allora sono fortunato ....
stupendo
una cattura
un colpo preciso
i vermetti neri
già
quelli delle 23 47 i miei
cavolo nostri
nostri
senti lo facciamo
che dici
facciamolo
quattro mani
quattro mani....
F
A
N
T
due teste tutto compreso
A
S
T
I
C
O
gambe piedi optional
possibilità di rotolare
occhi inclusi nel pacchetto
niente regole
occhi dentro
nuvole e draghi
montatura omaggio
con le famiglie
brio....
bollicine
e allora quando cominciamo ??
bolle
e mongolfiere
bollette
un pianto che dura
una pianta che matura
una luna che spunta
una stella che canta
il fischio
il fischietto
l'uomo che sarei guardando la stella il tempo che basta
per capire
non ce l'ho
cavolo
non ce l'ho
la stella l'hai già guardata
sembra che guardi lei la stella
si, lei la guarda mentre sbatte le ciglia
lei mi confonde
e gli anelli di fumo salgono piano
sbatte le ciglia
sbatte le ciglia e si perde nei pensieri
non sono uomo da sopportare ciglia che sbattono e fumo che sale addirittura
i pensieri piano piano
lui guarda la stella galoppando sul drago
e s'infila negli anelli di fumo coem fossero i cerchi del giocolieri del circo, e sorride
aveva dimenticato l'emozione di galoppare nel vuoto
e farsi guardare
l'applauso è una frustata
feroce
bellissima
lei batte le mani
potrebbe morire
e sorride
perchè sa che non potrebbe morire
è un istante enorme
e il suo cuore potrebbe scoppiare
è l'universo in una nuvola
senza avvertire
e invece batte solo forte forte
e segna il tempo di una musica
che lei ascolta dentro le cuffie
è l'unica che ricorda
sempre la stessa
lo sa dagli occhi di lei
che hanno le stelline dentro
e brillano dentro la notte buoia
scendi e vieni qua
ti prego
una possibilità da drago
anche io
la vorrei
lei lo guarda
ti prego
non dire nulla
lo guarda per un tempo che a lui sembra lunghissimo
in silenzio
non deve finire
io non so fare altro
cavalco draghi
stregato dalla musica che sai
cerco stelline
allora lei con un gesto lentissimo le porge la mano chiusa a pugno
la avvicina al viso di lui
sempre chiusa
lui la guarda smarrito
poi pian piano
la mano sempre più vicina
le dita si schiudono
lui chiude gli occhi
apri gli occhi pensa lei
lui la sente
no no no no
sente il suo pensiero
e le dita che si schiudono
con rumore della neve che cade
sulle foglie secche
sul palmo della mano
una stellina
per lui
a quel punto tutti cadono in ginocchio
il cielo sbiadisce
una voce annuncia lo spettacolo successivo
spolverando i costumi escono di scena
tenendosi per mano
fantasia draghi l'uomo la donna
il domani
il forse
il perchè
hai fame tu ?
si ho fame
e tu?
io mi bevo una roba
non fumare !!!
non fumo, ma bevo anch'io
che bella serata
quanta gente
guarda che disastro di emozioni
sediamoci un pò
guarda che meraviglia di emozioni
si, un pò
ok
che silenzio
mi piace
si sentono i pensieri
si
forse anche i draghi e le stelle
li senti tu?
non so forse non mi crederai
ma io ....
io ....
tu cosa?
IO LI VEDO !!!!!
ma è meraviglioso!!!!!
la sai una cosa?
dai
avevo paura di dirtelo
what
perchè non sapevo cosa avresti pensato ma
anche io li vedo
evvvvvaaaaaiiiiiiiii
siamo arrivati
siamo arrivati, dici?
e come fai a saperlo?
avevo un commilitone che
che?
ti prendeva da una parte
ti guardava un pò di traverso
lui diceva che ti faceva l'analisi
immancabilmente concludeva con
tu sta male !!!!
era fortissimo gli facevamo il verso ma lui serissimo
lei ride
bene se ride
eravamo ragazzi
se ridiamo lo siamo ancora, non credi?
lo siamo per sempre
mi piace per sempre!
non farti guastare dal dolore
l'ottavo
è quello
la meraviglia
posso fare una piroetta?
attenta ma certo che si
faccio una piroetta ogni volta che ti ricordi le cose che dico. Posso?
puoi ma ti metti nei guai
ho una memoria pazzesca
qualcosa ogni tanto lascio andare
sono già nei guai
why
se sto seduta a bere una cosa con uno che vede i draghi, come me
ah indubbiamente
ma forse
e anche un pò lo sei anche tu
forse?
è più facile che bere con un drago (come beve un drago?) e guardarsi intorno
indifferenti agli sguardi, come minimo incuriositi
un frequentatore di draghi non passa inosservato
io è tutta la vita che sono nei guai
praticamente non è una anomalia
anche io è tutta una vita che sono nei guai

click
click
(ndr lo spettacolo finiva con questa musica qui)
 

PuntoG