sabato 10 maggio 2014

Papaveri e margherite

M'invitasti alla cena, ospite fuori lista, margherita di campo tra papaveri rossi e impettiti. Appallottolai l'invito stizzita e ne feci strumento per testare la mia capacità di fare centro. Potrei drizzare le spalle d'orgoglio, potrei. Annuso l'aria come i cani per trovare tracce che mi conducano al nome dell'inganno. Rido, vestita con piume d'oca finta, della tua sicurezza vestita da pantaloni e una manciata di pepe tra i capelli. Rido dell'ingenuità e scioccaggine con cui tratteggi la me, riflesso di specchio. Sorrido vedendomi entrare nella stanza: rimmel sulle ciglia, tacco 12 o abito da artista francese, ancora non so. Di sicuro avrò sguardo sfrontato e silenzio sulle labbra. Saprò alitare, stanne certo.

PuntoG

lunedì 5 maggio 2014

Ci sono cose che dovrebbero finire dentro un mazzo di rose

Guardare la luce che scolora è un'altro giro di lancette, è sabbia scivolata dentro il vetro; è spazio tra le immagini che diventano più nitide, con una  messa a fuoco direi quasi perfetta, come se lo spazio d'aria tra passato e presente avesse una proporzionalità diretta col tempo trascorso. E' pace dentro quelle immagini di un quasi cortometraggio. Gli uno fanno pace con gli zeri della sequenza binaria che crea  forme digitali: on o off. Ci sono ricordi che spariscono, altri si rafforzano nel tempo come quadri appesi con un'impronta dietro, sul muro bianco. Questi ultimi sono nutriti da amorevoli care tanto da farli crescere sani e forti, meglio che con i biscotti Plasmon. Sono come i puzzle: li puoi montare e rismontare ancora e ancora ma l'immagine non cambia, rimane bella come la prima volta quando le note di un jazz rotolavano dalla tromba insieme alle gocce di sudore che imperlavano la sua biglia calva e nelle pause si lisciava la barba e stringeva  gli occhi da miope per metterti a fuoco. Il jazz è una musica immmortale, vedrai che prima o poi lo sentirai suonare dentro un mazzo di rose.

PuntoG