sabato 23 giugno 2018

A volte, d'estate piove

Due giorni di tregua dalla pioggia e l'aria si riscalda, le braccia fanno capolino dalle maglette, goccioline imperlano la fronte. Sembra proprio estate. E cosi, in questa quasi notte di finalmente estate, le dita hanno un guizzo sulla tastiera e si, ti scrivo. Pregando la dea estate,  con noi  sempre cosi clemente, di regalarci un'altra musica. Ancora e ancora.
Dovrei saperla a memoria questa lettera scritta e scancellata 1, 100, 10000 volte. Eppure le dita inciampano sui tasti, restano sospese sulla tastiera, hanno singhiozzi continui e bisogna tornare indietro, a correggere qualche lettera di troppo o di troppo poco. La memoria vacilla tra i ricordi di queste parole a memoria perchè scancellare non è proprio la stessa cosa di cancellare. La prima, quella meno usata e più bistrattata, devi ascoltarla nel silenzio per capire quanto affonda sulla carta scitta da un tratto a matita. E' come se la gomma, pesante per il compito di sbiancare a dovere,  non riuscissi più a sollevarla dal foglio. Cancellare è invece un volo di farfalla che si posa su un'errore banale, su una parola da cambiare con un sinonimo, un'eccesso di perfezione di chi scrive. E allora, a furia di scancellare, le lettere scompaiono, come i pezzetti di vetro dentro un caleidoscopio danzano e si ricompongono in parole nuove, tante, diverse, alcune persino inutili, E. la memoria. nulla può perchè altro non è se non un suono, un odore, un'emozione, fotogrammi congelati in un fermoimmagine dove io ridevo e tu mettevi gli occhiali sopra la fronte e, solo dopo, ridevi anche tu, Una frazione dopo l'apnea. Ho scancellato, certo.Eppure tu sai cosa c'è nel solco bianco della gomma. Possiedi i fotogrammi e li sai. A memoria.
Sto sulla striscia bianca e mi canto una canzone. Se la senti, puoi cantarla anche tu.

PuntoG