martedì 1 giugno 2010

Caos calmo




Il film si snoda attraverso la vita del protagonista Pietro Paladini, interpretato da Nanni Moretti, a cui muore la moglie nel momento stesso in cui lui, paradossalmente, salva la vita ad un’altra donna. Il dolore diventa come una scala stranamente in salita che gli permette di guardare dall’alto la propria vita e darle un senso, secondo una prospettiva diversa. Come lo è guardare una città dal 12° piano, piuttosto che dal piano strada. Diventa difficile spiegare alla figlia che ha solo 10 anni, come mai lui non c’era a salvare la madre. A quel punto non può che dirle “io ti aspetto qui”, dando a questa frase un vero valore, che è quello dell’esserci davvero, a qualunque costo, ribaltando la scala dei valori che aveva avuto fino a quel momento. Seduto su una panchina attende che il dolore arrivi. E’ il caos calmo dentro di sé, che diventa una sorta di decantazione di questo dolore che non č fatto di rimpianti, rimorsi, sensi di colpa o ricordi, ma di un’assenza da colmare con un presente che va vissuto. E’ il suo modo per rielaborare il dolore, un modo tutto personale. E' anche osservatore degli altri, che accorrono da lui per confortarlo e che invece rimangono spiazzati dalla sua incomprensibile calma e finiscono per raccontare il loro di dolore.

Un film che è un abbraccio gentile, consumato in un parco, per riscoprire valori e persone vere. E gentile si può anche definire la colonna sonora, a cominciare dal quartetto d’archi e pianoforte, di Paolo Buonvino. Che diventa un tutt’uno con la storia, e l’accompagna, senza mai distaccarsene, per tutta la durata del film. Chiude magistralmente Ivano Fossati con “Amore trasparente”.
Nanni Moretti aveva giŕ affrontato il tema della rielaborazione del lutto nel film vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes del 2001 “La stanza del figlio”. Dopo sette anni riprende il tema affidandosi alla regia di Antonello Grimaldi, con la storia dell’omonimo romanzo edito da Bompiani, di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega 2006. Il film è stato presentato al 58° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

Sul finale, la frase “dobbiamo dirci tutto”, lascia una riflessione da riportare a casa. Perché le parole non dette, alle volte, diventano macigni sulle nostre vite. O alle volte ci precludono un’opportunità di felicità.
PuntoG

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