martedì 27 dicembre 2011

domenica 11 dicembre 2011

Ancora (un pò)

Mai più l'alba
dentro la nebbia
degli alberi fitti,
delle strade nel buio,
delle mani che scivolano
svaporando la brina.

Mai più bugie
sotto un cappello
di risate,
braccia
che prendono
un'altra forma.

Un lago di primavera
scioglierà gli abbracci,
sarà per sempre
il tempo senza bugie.
E la nebbia
e gli alberi e gli abbracci,
saranno acqua intorno ai pesci.

E sarà per sempre,
l'ultima bugia
alitata agli occhi.
Si farà finta che sia nebbia,
nell'alba,
in uno dei fogli del calendario.

Ancora un'altra bugia,
un'altra risata,
un'altra nebbia
un altro poi.

PuntoG

"La vita a volte ha più fantasia di noi"

Mi serviva una frase per questa giornata dentro la bolla piccola. L'ho copiata, ora provo ad infilarla in tasca.

PuntoG

domenica 4 dicembre 2011

Gli occhi del tempo

Prendere una manciata e tenerla dentro il pugno della mano. Dita serrate per rabbia e per l'economia di non disperdere il prezioso contenuto. Piccoli puntini accucciati uno all'altro. Stridono nel silenzio e sotto il peso delle falangi. Il braccio ondeggia col ritmo dei passi, col vento che si fa carezza e rende farfalla ogni foglia ingiallita del penultimo foglio del calendario. Le crome, fitte fitte per riempire lo spazio dentro la battuta, fanno spazio alle signorine con la faccia bianca. La musica si fa più stanca quando l'inciampo rompe l'equilibrio. Un cane con la zampina sollevata si è appropriato di un tronco d'albero. Ha la faccia felice, come solo un cane può averla. Basta poco. Il poco è molto e il non fare è meglio del fare. Gli steli di achillea hanno la magia del mutamento del mondo e la lentezza dei gesti. Il centro del mondo è una piccola capocchia di spillo dentro uno spazio vuoto, buio e sperduto. Serve guardare un fiume e ascoltarlo, per dipanarsi.

PuntoG

martedì 29 novembre 2011

semplice(mente)

La notte mi accompagna, quando mi alzo mentre le ciglia fanno flap flap e mi preparo il mio solito caffè lungo in tazza grande. Ogni mattina un colore diverso, a seconda dell'umore. La tazza ovviamente, non il caffè. Lo bevo annaspando, mentre nella testa riecheggia ancora il suono delle tre sveglie. Tutte in fila per la stanza e sfasate, nella distanza dal letto e nella "disincronizzazione" una dall'altra.
Rientro adesso, impegni lavorativi, in un certo senso. E la notte ancora mi accompagna. Come i vortici gialli che in un modo o nell'altro spuntano qua e là quasi a volermi indicare qualcosa. Cosa c'è in quei vortici di così misterioso, Vincent? Cosa devo cercare o trovare?
"Il dolore è una vela così incredibilmente lieve che nemmeno lo senti, comincia con la cadenza dolce della neve, ed è lì che ti perdi" canta Vecchioni.  Sembra davvero semplice capire cos'è e dov'è il dolore. E' in un punto dell'anima, proprio lì, nè più in alto nè più in basso, da non impedire all'aria di passare, da non impedire di respirare, da non permettere di soffocare. Anche se a volte sembra che manchi davvero, l'aria. Ma è solo l'idea di, nient'altro. I polmoni continuano a pompare aria, il sangue defluisce, i pensieri s'incagliano, le giornate volgono al termine, come sempre, come ovunque, come qui, come ora.
Magari uno pensa che il lasciare fuori dalla propria bolla di vetro, provando a sigillare ogni fessura col silicone lattescente, serva, almeno,  a non farsi e fare sentire quella vela così incredibilmente lieve.
E invece, proprio quello stare davanti al vetro, "solo" a guardare, accartoccia la pelle, stropiccia i sorrisi e toglie il sole dai vortici di Vincent.
Già Giù, i vortici.......

PuntoG





domenica 27 novembre 2011

vestita di pavocolombo

Chiedere scusa non è il viatico per il paradiso, nè il valium per notti serene.
E' il giusto dell'età con gli occhiali colorati davanti a un libro.
E' l'avere torto quando le parole hanno fatto la corsa ad ostacoli sui neuroni ed hanno vinto la gara.
E' il giusto e basta.
Deve andare in automatico, come mettersi il deodorante dopo la doccia,  la freccia a destra per svoltare a destra, il rimmel dopo il caffè, tirare l'acqua dopo aver fatto pipì.
Sorrido davanti un "ohhh" di stupore e mi raggrinzo dell'incapacità di credere che uno possa farlo.
Magari bisognerebbe indossare un vestito di piume di pavocolombo, fare  acrobazie sui fili tessuti dalla cicala ragnifera e preparare una torta coi semi di ananas e la farina di merendilla da cuocere nel forno a legna con matite colorate.
Magari bisognerebbe, per riuscire a saltare, con un hooop circense, da quel fastidioso casellario.

Chiedo scusa (arrossendo), qualcuno ha per caso visto la mia bacchetta magica?

venerdì 25 novembre 2011

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Non so se ho smesso di essere felice o di essere triste.
In ogni caso, qualcosa ho smesso.

PuntoG

domenica 20 novembre 2011

a forza di essere sfera

Dentro la stanza bianca c'è un grande prato verde su cui sedersi, lo sguardo di Corto Maltese con le braccia lungo i fianchi come in attesa. E di fronte, una finestra finta in cui dentro puoi trovarci il mondo, ma anche un racconto. Il suo racconto.  
Leggerlo col fiato corto, e non solo per i pochi segni d'interpunzione.
Uno, due, tre....Paolo, Giulia.....la voce trema e serve una mano da stringere per ingoiare le lacrime. Uno, due, tre....Paolo, Giulia....
Il prato verde, la finestra finta, una mano dentro l'altra. La spalla è un'incavo in cui rifugiarsi e trovare calore, una sorta di golfo in cui attraccare.
Le parole scorrono.
Ancora un altro numero.
No, non è ancora il momento del finale, un'altra volta, non ancora, non adesso, non ora. Poi.
Il grande prato verde è un trucco in cui annegare col fiato che va a singhiozzo e il mondo che scompare. Forse.
Il prato verde è un pozzo in cui sprofondare e dimenticare le parole, il buonsenso e il garbo di raccogliere una piccola bolla di vetro soffiato senza ridurla in frammenti e polvere. 
Il grande prato accoglie la stanchezza di ubriacature per riempire una sfera, e 50 euro o giù di li.
Mi vesto e ti accompagno.
No, non importa.
Si, certo che importa.
A volte neppure i fari dell'auto riescono a bucare il buio della notte.

PuntoG

sabato 19 novembre 2011

a forza di essere aria

Alle ore 18 ognuno tornava alla sua casa.



Non avevano una stessa casa?



No, ma nell'aria sì.



Nell'aria?



Sì, a destra e a sinistra nel mezzo dell'aria avevano una stessa casa.



Con le porte e le finestre gli alberi le cene i silenzi gli odori e il riposo.



Non i colori?



Sì, colori erano appesi nell'aria della casa.



Non i suoni?



Si, a destra e a sinistra dell'aria ma non più in mezzo.






PuntoG

venerdì 18 novembre 2011

a forza di misunderstanding

Dal bordo della piscina
e del misunderstanding
ti grido
- che bisogno avevi di raggiungere l'altro lato del sonno -
non senza provare la sciarpa fatta da me, almeno.
Mi disfo in biglie
in rumore sul pavimento
metà inverno, metà oceano
in cui affondo
col palloncino legato al polso.
E' un foglio ai bordi del calendario
e occorrono le calze e la pazienza
e gli estintori sul ballatoio
dove aspetto, in buona fede,
mentre dal bar di sotto
arriva questa musica.
Lei sarà sicuramente deliziosa
come le anatre nell'acqua a Central Park
e avrà tutti i tuoi recapiti,
vedrai, che ti telefona.

PuntoG

somewhere, sometimes

martedì 15 novembre 2011

a forza di citare Cortazar

Dovrebbero insegnarcelo a scuola cosa capita a furia di star dietro ai libri, alle parole, al mondo dentro che deve crescere a dismisura. Che le domande hanno una crescita esponenziale e si moltiplicano come i batteri. E che a furia di usare belle parole perdiamo il senso della comunicazione. Dovrebbero insegnarcelo a scuola che si rischia di allontanarsi dal centro del mondo, piuttosto che avvicinarsi. Dovrebbero insegnarcelo davvero che a furia di diventare grandi perdiamo il senso delle cose piccole ma di grande valore. Come la capacità di sognare, di giocare, di dimenticare i torti subiti quando gli occhi cadono sul budino traballante dentro il frigo che s'illumina per magia quando lo apriamo. Dovrebbero proprio spiegarcelo che non serve a nulla disquisire di filosofia, leggere libri su libri, andare a teatro, recitare poesie, se poi ci dimentichiamo di far volare gli aquiloni, se facciamo la fine dei pesci rossi dentro una boccia tonda sempre uguale a se stessa. O se non riusciamo più a comprendere che "per arrivare al Cielo servono solo un sassolino e la punta di una scarpa". E non me ne abbia Cortazar se lo cito spesso. Qui e altrove.

PuntoG

lunedì 14 novembre 2011

di farfalle e altre cose

[...]Il segreto non è prendersi cura delle farfalle,
ma prendersi cura del giardino,
affinchè le farfalle vengano a te.[...]

Mario Quintana

lunedì 7 novembre 2011

σφαῖρα

Fammi sfera. E' un bisbiglio nella notte, mentre piove e i lampioni fanno i tetti lucidi. Fammi sfera.
Serve un drago. Di quelli volanti, di quelli che fanno capolino dietro la finestra. Di quelli che puoi cavalcare e raccogliere le stelle. Ho visto una nuvola che diventava un drago. M'ingegno. Faccio come gli indiani coi segnali di fumo e costruisco nuvole, una dietro l'altra. Per far spuntare un esercito di draghi e per i fiori del sorriso. Resto in silenzio a parlare, che è un ossimoro, credo. E non è perchè non avrei nulla da dire, solo per non creare vortici d'aria. Davvero non so proprio come si chiama una sfera con la porta chiusa. Una sfera coi fiori si chiama clessidra.

PuntoG

domenica 30 ottobre 2011

Casa gialla, infilata dentro un vuoto d'allegria

Ha finito di esistere la casa gialla. Infilata tra due strisce di finestre bianche, quasi a sgomitare per potersi incuneare e trovare il suo spazio. Lei, lì in  mezzo, diversa eppure uguale, nel dentro e nel fuori. Illuminata da un vecchio lampione, di quelli con una luce un pò gialla e che quando nevica rende tutto più surreale. La mia ciotola di riso serve a poco. Stasera non mi basta a far finta che che gli oggetti e le case siano pezzi d'inutilità e Buika s'infila dentro un vuoto d'allegria. Serve una stanza da bagno in cui infilarsi e l'acqua che scroscia che copre tutti i rumori dentro, e  far finta che è pioggia che bagna il viso.
Non esiste più la casa gialla, l'unica che specchio riconosceva come mia. Forse per il giallo dentro che faceva eco alle mie risate o che smorzava la malinconia di una canzone o di una poesia. Non esiste più. E Buika continua ad insinuarsi dentro i ricordi.

PuntoG

venerdì 28 ottobre 2011

Allitterazione

Ci sono delle lentezze che  si aggrappano all'asfalto con le loro "z" ad artiglio e li vi rimangono impigliate. Il tempo diventa allora colla, come sui grandi manifesti pubblicitari attaccati sui muri, con la bionda di turno che sorride. E neppure l'acqua riesce a scioglierli e staccarli.
Ci sono lentezze, le più belle,  che puoi vedere se osservi la forma di questi vermetti neri. Queste "z" sono pattini con le lame liscie ed affilate, quelli per l'inverno intendo. Scivolano sul tempo liscio come il ghiaccio sotto il riverbero del sole di metà Gennaio, quando l'aria trascina l'odore della primavera che è da venire. Le lame piatte luccicano mentre scivolano sotto le gonne corte delle pattinatrici leggere come l'aria della cima del Viso. Creano, i pattini al loro passaggio, una scia di ghiaccio minuto, che svapora e sparisce, poi.
Ci sono parole che puoi guardarle a colori o in bianco e nero. Come la vita.  

PuntoG

mercoledì 26 ottobre 2011

in(tra)mezzo

In mezzo alla settimana il Giovedì, come le auto in mezzo al traffico e in mezzo al rumore, la radio che parla. Intermezzi musicali tra intermezzi telefonici. In mezzo alla giornata, magari. In mezzo ai pensieri di certo, tra un morso al panino di fette d'arrosto e la salsa che s'infila in uno spazio e finisce nel mezzo del piatto, se sei fortunato a non farti una macchia sulla maglia. In mezzo, tra il prima e il dopo, c'è l'aria che uno respira, la canzone in testa e in bocca, il suono di un pronto e quello di una risata. In mezzo è ora, tra i raggi di sole, mentre prima era pioggia e dopo è il buio notturno. In mezzo c'è il mondo e la vita. E un marciapiede. E i piedi per camminare, se li hai.

PuntoG

lunedì 24 ottobre 2011

Arimo

Rotolare, srotolare, aggrovigliare. Punti blu spariscono nella notte. Le luci del muro spengono le stelle, solo una resiste, come sempre, come maledettamente sempre. Le parole non bastano mai, non bastano sempre. Sembrano poche, sembrano troppo. Il muro non è abbastanza alto, basta un hoop e sei dentro. Dentro a cosa, però? Fuori è il noto, dentro è il castello in cui uno non è mai stato. Prendere la mano, contare fino a dieci e gridare "arimo". Il fuori è l'illusione, dentro è la speranza. Basta una canzone per volare dentro una vita che è sparita in una bolla di sapone esplosa dentro un cielo pieno di sole. Basta una canzone per dimenticare la speranza di una vita a colori e finire dentro un fumetto in bianco e nero stampato su carta riciclata. Un alito di vento sbatte i panni stesi e l'odore di mandorle dolci diventa l'illusione di tuffarsi dentro la piscina senz'acqua. I misunderstang fanno capolino dalla tazza con la pecora nera piena di caffè ormai freddo. Servono chili di pile per riscaldare un sogno pieno di stalagmiti che rischiano di schiantarsi addosso come coltelli affilati dentro panetti di burro giallo. C'è un posto in cui arrotolarsi e srotolarsi. Sbattere le ciglia e respiare piano, come dentro una risata che sa di pane cotto al forno a legna.

PuntoG

sabato 22 ottobre 2011

sversispersi

Oggi è un giorno buono. Pieno di un buon profumo, di leggerezza e di buone note. Svaporano tra panni stesi e pensieri sfilacciati, un pò. E s'inseguono tra divani e cuscini, tra sedie e tavoli. C'è il sole come nei vortici di notte. E' un giorno buono per ospitare "sversispersi" qui. Tra le mie nuvole e le mie favole, magari non staranno poi così male.

"Domani"
Oggi e’ un giorno buono.
Penso alla voce,
quando cerca
di illuminare
le parole.

Manca una pagina.
Lascio andare la giornata.

Chiudo la porta
sul cielo ancora azzurro.

Penso alla voce,
che si interrompe
cercando il verso giusto.

Penso
la malinconia
negli occhi
andando via.
Lascio tutto
com’è
non provo adesso.

Ragiono
dello spavento
di quando tutto è cominciato.
Godo del mio sole immaginato.
Oggi è un giorno buono.

martedì 18 ottobre 2011

Come Charlie (magari)

Sarebbe stato bello passeggiare sulla Senna, a guardare il cielo sottosopra e Parigi intorno. Invece questa giornata ingoia a grandi bocconi. Si cerca  di sorridere mentre svapora lentamente. E  di uscire dalla pancia della balena, come Pinocchio. Finite le croste di formaggio, anche la chiacchierata col grillo parlante che lancia sorrisi acchiappati al volo con un hooop.
Non ci siamo fatti mancare nulla oggi, quindi melissa e propoli prima della verticalizzazione e della solita mezz'ora prima che giunga domani, che è a un attimo da qui. Pronto l'esercito che strapperà il corpo tiepido da sotto le lenzuola con voci diverse. Il capitano è in abito nero e due campanelli in testa e ricorda una presenza uguale sul comò di nonna. Ma quello è un'altro posto e quasi un'altra vita, o almeno troppo lontana per riuscire a sentire ancora quegli odori e quei suoni. Svapora tutto nei ricordi. A volte, l'impressione è che sia così anche nel presente, come un'anticipo del fatto che sarà passato. Sfugge di mano anche l'adesso, tanto che uno non sa capire se è già ricordo. Credo che la melissa abbia effetti neurolettico, con effetti sul rallentamento (paralisi?) dell'ideazione. Mezz'ora, si, prima che venga domani. A poi.

PuntoG

sabato 15 ottobre 2011

non-Regole

Non sempre esco quando sono felice. E non sempre sto a casa se sono triste. Nel senso che ci sono anche le eccezioni. Come stasera, che è sabato e non sono triste ma sto a casa. Giornate faticosissime che si sono srotolate ultimamente, e il non avere più vent'anni (in realtà neppure più trenta) si fa sentire nei tempi di recupero. Ciotola di riso Basmati, tisana depurativa e casa. Non è poi così tremendo. Magari mi guardo un film, mi faccio un bagno caldo versandoci ingenti quantità di liquido che fa schiuma, o più semplicemente mi leggo un libro, sotto il tepore, ormai piacevole, delle coperte. Non so se sono felice, ma non ho neppure l'ansia di esserlo. Sarà un buon sabato sera.

PuntoG

venerdì 14 ottobre 2011

C'è stato un attimo di dancing

C'è stato un attimo, al belvedere credo, ma i posti contano sempre così poco che forse non vale neppure la pena di fare uno sforzo per ricordare
C'è stato un attimo, di sicuro c'è stato e quello lo ricordo bene
C'è stato un attimo, dicevo, in cui uno difronte all'altro e guardandoci negli occhi abbiamo spento la voce.
Proprio in quell'attimo ho infilato la mano in tasca per prendere una frase scritta coi suoni delle parole. Esattamente in quell'attimo, probabilmente lungo a dismisura e troppo breve da contare col cronometro degli umani, tu hai sbattuto le ciglia e letto quei rumori. Le ho sbattute anch'io, inavvertitamente e, quando ho riaperto gli occhi, adagiate sulle tue braccia incrociate, c'erano tutte le parole. Si, proprio tutte, nessuna esclusa.
Sono anch'io un pò cammello e un pò maga. (forse) Sbuco dalle nuvole ogni mattina in sembianza di drago e la notte divento cammello errante, non so. E forse non lo voglio neppure sapere. Spengo i rumori quando posso o ci canto sopra per non sentirli. La musica del mondo, credo, mi ha preso per stanchezza di vuoti d'allegria, come dici tu. Non lo so, o forse non lo voglio sapere, o forse non importa poi così tanto, credo. L'attimo del belvedere, o di qualunque altro posto sia stato (dicerto era S. e tu c'eri), mi ha fatto venire in mente questa canzone qui, o almeno delle frasi qua e là, nel ritmo della musica. C'erano in quell'attimo li.

PuntoG

giovedì 1 settembre 2011

Un sacchetto di connessioni paranoiche

Ho una connessione paranoica col telefono in questi giorni.
Non che io sia particolarmente contenta, ma il mondo pare non possa vivere senza sentirmi, consultarmi, piangere e giorire. Gli umori degli amici spaziano da un lato all'altro della parabola, ma si ritrovano tutti concordi nella posizione di condivisione delle loro emozioni con me. Sbaglio sempre tutto nella vita. Non ho la promozione che ricarica il telefono quando sono gli altri a telefonarmi, ma l'altra, quella che mi premia se sono io a farlo. Ho un amico con un Rav5. Penso di vederlo in questi giorni, credo che l'effetto delle sue ruote sul diabolico oggetto vibrante e squillante (in contemporanea) avrebbe un ottimo effetto, anche sulla mia salute fisico-psichichica. Vado di tisane di valeriana e caffè. Per quietare le ansie ed eccitarmi di gioia (degli amici, sempre). E poi c'è il tipo che mi ha portato a cena al ristorante, con tanto di apertura dello sportello e "come sei bella stasera". Non capisce perchè in questi giorni navigo a (s)vista e continua a chiedermi di me, di lui, di noi e "non capisco perchè non riesci a rilassarti un momentino e il telefono squilla sempre"! Mi squilla la testa mio caro inseguitore romantico. Lo vedo dentro lo specchietto per rifarmi il trucco che i tuoi occhi brillano quando mi guardi e ti sembro così carina col grembiulino a quadri rossi come la tovaglia e l'ago e il filo per attaccare i bottoni delle tue giacche. Hey...pssss.....dormivi? Ah, si, me ne ero accorta. E dimmi caro, cosa stavi sognando???

PuntoG

mercoledì 31 agosto 2011

I posti non contano (quasi mai)

Risalgo in macchina per tornare a casa. E' notte, la radio trasmette Battisti, una sigaretta tra le dita e prendo una strada diversa, nessuna voglia di rincasare. Voglia di andare dentro la notte, la musica ad alto volume e io che ci canto dietro. Le mani sul volante e la macchina segue la strada, curva alle rotonde. Sembra così facile che pensi non serva neppure fare un esame per guidare. E allora ti chiedi come mai non riesci a fare la stessa cosa nella vita e con la vita. Alle volte pare sfugga via e che le ruote vadano senza che sia possibile fare nulla per farle stare dentro l'asfalto. Shen è così lontana e i misunderstandig così vicini. E non c'è nulla tra le righe d’ implicito. Solo che mentre guidavo e nascevano questi pensieri ho pensato, ecco, li posso raccontare dentro la mia mongolfiera. Il tempo è tiranno, è una manciata di granelli di sabbia tra le dita e appena ti sposti un attimo ecco che cominciano a cadere e a ridiventare spiaggia, a confondersi con gli altri granelli, e alla fine non ti resta che guardare il mare e sperare che ci sia almeno una tempesta dentro quello specchio immobile che si perde dentro il cielo, là dove sorge il sole. Bisognerebbe nascere due volte almeno, una volta per comprendersi e una volta per comprendere gli altri. Magari sarebbe più facile nuotare in questo mare. Stasera butta così, non ci posso fare nulla o forse è anche giusto che ogni tanto giri storto un pò. Alle volte ci rifugiamo in silenzi che ci chiudono al mondo, che ci portano a fuggire in posti ben più lontani della cina, irragiungibili per chiunque, forse anche per se stessi. La vita già fugge via di per se, se noi cerchiamo di essere più veloci di lei, finisce solo che ce ne perdiamo un pezzo, e forse non è giusto. Sarebbe bello un sorriso. E un abbraccio, di quelli che sembrano una coperta calda quando fuori nevica

Qui Italia, Mondo, ore 00:12
I posti, alle volte, non contano.

床前明月光, Chuang qian ming yue guang
疑是地上霜, Yi shi di shang shuang
舉頭望明月, Ju tou wang ming yue
低頭思故鄉, Di tou si gu xiang

lunedì 29 agosto 2011

Domanda? Risposta!



Le risposte è bello regalarle a chi regala pensieri che tengono compagnia, che creano altri pensieri, che emozionano.

La risposta è il cielo che diventa mare, una stella che diventa biglia, un sole che diventa girasole, una notte che diventa blu. Chi sa cosa ne penserebbe Vincent. Non credo se ne avrebbe a male se qualcuno rubasse un pò di quei colori per disegnarsi un "sole a tal punto".


PuntoG




mercoledì 24 agosto 2011

Vortici di Vincent

Ci sono posti dove il sole a tal punto te lo DEVI proprio disegnare, magari rubando i colori dai vortici di Vincent.
Ci sono posti, qui ad esempio, dove il sole a tal punto te lo PUOI disegnare, magari rubando i colori dai vortici di Vincent.

Sono tornata :)

mercoledì 3 agosto 2011

Di fili arrotolati e altre cose

A Milano ho vissuto per un pò, quando molti sogni erano ancora nei cassetti, qualcuno iniziava a realizzarsi e altri erano così ben chiusi, che non sapevo neppure ci fossero. Milano è il posto di cui si racconta in un blog in cui sono inciampata (come dico sempre io) qualche giorno fa e che ospiterò qui, sperando che l'autore non se ne abbia a male. Milano è anche un pò la mia Milano, perchè tanti sogni sono cominciati proprio da li. Ma non è l'unico filo conduttore, perchè ho anche ritrovato, magicamente districati, molti miei pensieri che nella mia testa continuavano invece ad aggrovigliarsi sempre di più. Nel blog di Andre (cose interessantissime che ho pensato al semaforo mentre aspettavo che l'omino diventasse verde), i miei pensieri li ho trovati perfettamente srotolati e allineati come panni al sole. Credo che meglio non avrebbe potuto fare. Ora che i fili sono al loro posto, provo a scrivere un bigliettino anch'io, sperando che trovi un passaggio da un piccione viaggiatore.

PuntoG

Il post è questo qui:

"Prima stavo camminando verso casa. In silenzio. Ci sono momenti in cui Milano sembra un video senza l’audio.
Sono stato al cinema, in ottima compagnia di personcine che mi piacciono un sacco, a vedere Black Swan. Tralascio la mia paura sul tutto e alcune critiche alla storia.
Ho fatto spesso il tratto San Babila-casa a piedi. E’ una questione di principio: le cose belle difficilmente stanno sotto terra. E spesso, in quel tratto, avvertivo un tormento, qualcosa di viscerale, scomodo, inappropriato al mio camminare.
A fare un due conti, credo si trattasse di notturni attachi di solitudine, rotolanti e ventosi come le foglie secche dei giardini di Palestro. Come quei rivoli d’acqua sul marciapiede lavato e depurato dal trascinarsi della via, acqua che non voleva fare quella fine.
E mi sono accorto di una cosa. Quella sensazione non c’è più, se n’è andata. Come se la foglia fosse tornata sull’albero o l’acqua nella cannella.
Mi sono accorto come due letterine che formano una preposizione cambino un significato. Sto parlando di “da”.
Che fanno emergere la differenza tra essere soli, e essere da soli. Gli inglesi direbbero lonely e alone. Scrivendo tutto ciò, mi rendo conto di quanto sia inesatto a prescindere.
Non siamo soli. E’ impossible. Possiamo intenderlo come status ma non come realtà.
Stasera, prima del cinemino, ho ascoltato una riflessione che continua a rimbalzarmi in testa. Avendo una testa vuota, spazio ce n’è.
Si parlava di capire cosa si vuole. E nel caso specifico, la signora raccontava dell’amica che voleva un fidanzato. Bene, dice all’amica, ora scrivilo, chiudi a metà il biglietto e… scrivi “cosa offro io?”
Non so se ho avuto la finezza di raccontare bene la storiella. Fatto sta che ci penso dalle nove di ieri sera. Cosa offro. Tanto, poco, niente? Non lo so. Non credo sia un discorso aprioristico in una relazione. Perchè tutti avrete pensato “e io offrivo tutto me stesso, e dall’altra parte invece…”
Invece è un pensiero sbagliato. Una saggia persona, mia grande amica, quando a dicembre finì la mia storia, quella più bella, più intensa, più bramata, mi fece soffermare sulla differenza di due termini. Colpa e responsabilità.
Io, ovviamente avevo parlato di colpa. E invece si tratta di responsabilità. Siamo responsabili del nostro operato come siamo responsabili del comportamento che gli altri hanno con noi. Perchè, e mi riallaccio a quanto sopra, non siamo soli. Facciamo parte di un tutto, un tutto che potete chiamare come volete, ma quello è. La pluralità è onnipresente e tangibile, c’è poco da discutere.
Concludendo, io solo o da solo non mi ci sento. Mentre aspetto che l’omino del semaforo diventi verde, mi rendo conto che quella sensazione di inadeguatezza, di viscerale movimento… non c’è più.
Non nego che la mattina preferirei vedere una faccia vicino al mio cuscino, ma concentrandosi troppo sulla ricerca della stessa, non ci si accorge della bellezza di ciò che ci accade accanto e di cui facciamo parte. Perché se non ci si mette in gioco, non si lotta per un’ideale ma solo per un’idea… ci si ritrova a guardare il dito che indica e non la luna."






PS Grazie Andre

giovedì 28 luglio 2011

Alice, un paese di meraviglie #3

La regina bianca urla di dolore prima di pungersi. Il tempo è al contrario, il dopo viene prima del prima. S'ingarbugliano le parole e le dita che sentono dolore prima di sfiorare lo spillo. Un soldo per i tuoi pensieri e per quello che sarà. Basta scivolare nel tunnel, seguire il bianconiglio e raggiungere la regina bianca. Vedere il futuro prima che accada. Lucidare le scarpe prima che s'infanghino, mangiare una poltiglia a colazione prima che sia diventata torta, leggere una mail prima di riceverla, passare il phon sui capelli prima di lavarli, innamorarsi prima di conoscerlo. Potrebbe essere, l'ultima intendo. Una magia dentro la magia. Mi serve un nome da dare ai fiori e un pennello per colorarli. Tra la chioma degli alberi sbuca il sorriso sornione del gatto anche se la sua faccia non so proprio dove sia finita. Cammino su un nastro che va all'incontrario. Torno indietro anche se indietro non è mai casa e neppure un posto che conosco. Alice mangia un biscotto per diventare grande a dismisuta e guardare giù come da una mongolfiera. "Non so se mi piace quella miniatura di mondo", pensa. I pensieri sono farfalle che creano un'uragano nel mondo fuori.

Piove, ma sarebbe bello "sole a tal punto".

.G

martedì 26 luglio 2011

Alice, un paese di meraviglie #2

Il primo assioma della comunicazione umana di Paul Watzlawick sancisce l'impossibilità di non-comunicare. Il silenzio è comunicazione al pari di una discussione animata. Già, il silenzio è comunicazione. Odio il primo assioma, odio il silenzio. Io ti scrivo, non per questo devi necessariamente leggermi. Ma forse vale anche per questo il primo assioma: impossibile non-leggere. Sbatto le ciglia, mi sistemo i capelli dietro la nuca e sospiro davanti a una betoniera che getta cemento dentro la mia fossetta destra e la appiana creando un nuovo significato al verbo e al volto, e non mi sembra un valore aggiunto. Mi guardo allo specchio per cercarne traccia, almeno un alone, almeno un'idea di. Mi mancano le coordinate per trovarla, dovrei accendere il Tom Tom e seguire la voce metallica che me la faccia trovare. Penso alle parole che, come rimaste dentro l'ascensore bloccato che risale la torre Eiffel, guardano l'ugola nell'impossibilità di raggiungerla. Vedo semi di finocchio, di cardamomo e cristalli di zucchero sparsi sui colori della tovaglia. Vedo gesti specchio e punti esclamativi e interrogativi volare come palloncini alla festa di paese e fili ingrassati con olio di foca per rendere impossibile la presa. Vedo il bianconiglio che corre guardando l'orogio perchè è tardi e la regina bianca che si punge il dito sistemandosi lo scialle. Alice mangia un biscotto dietro l'altro e si gonfia e sgonfia come il mantice per attizzare il fuoco. Sparisce all'ombra di una sedia bianca e sbatte la testa contro il soffitto. Dovrebbe provare con quelli del Mulino Bianco che rendono le colazioni tempi sospesi e le labbra solo a forma di sorriso. La regina bianca sparisce in un puff di vento lasciando un vestito di geometrie colorate appeso nel vuoto che ondeggia senza fiato. L'ascensore si porta via un orologio e piume di coniglio.

Io ti scrivo ma tu, non necessariamente devi seguire il primo assioma.

PuntoG

domenica 17 luglio 2011

Posti senza dimensione #4

Margherita è minuta. Quando cammina lo fa a piccoli passi, come se le gambe fossero legate da un filo sottile per impedirne l'andare. Si muove poco, piuttosto sta in piedi, dentro uno dei rettangoli della pista di decollo, come se quelle linee rappresentassero un confine o una protezione. Solitamente però sta seduta, con una posa che sa da sala d'attesa. Espressione rassegnata, sguardo fisso in linea retta e non importa se davanti c'è un muro, piedi uniti e allineati uno accanto all'altro che sembra sia passato qualcuno con squadra e righello per metterli a posto, braccia mollemente adagiate sulle cosce. Solo ogni tanto rompe questa geometria per guardare con aria indifesa la persona che la accompagna. Lo sguardo è quello di una bimba di 7 anni, le rughe e i capelli bianchi quelli di una donna di 70 anni. Chi l'accompagna è sua figlia. Con lo sguardo e la voce dei suoi 7 anni le dice di voler andar via, l'altra le risponde "Tu non vuoi guarire, mamma". Margherita con un filo di voce dice di si, che vuole guarire. Mentre risponde gli occhi diventano liquidi e uno comprende che in qualche modo è tornata a casa ad accarezzare il gatto che fa le fusa, ad innaffiare i geranei che quest'anno hanno più fiori del solito, a togliere la polvere dalle innumerevoli statuine ricevute a ricordo di matrimoni, battesimi e comunioni. C'è stato un tempo in cui Margherita indossava la collana di perle e sorrideva all'uomo che fumava la pipa dentro un posto che si poteva chiamare casa.

Ci sono posti dove il tempo non ha dimensione.

PuntoG

venerdì 15 luglio 2011

Posti senza dimensione #3

Paolo ha più o meno 35 anni ma potrebbe dimostrarne molti di più se non lo si guardasse in viso, e non avrebbe poi così tanta importanza visto che l'espressione è sempre uguale a se stessa. Ha una camicia bianca infilata dentro i pantaloni neri come le scarpe, coi lacci. Mentre lentamente avanza, senza curarsi di nessuno ovviamente, si sistema l'impermeabile. Nero. Poi infila le mani in tasca, fa un respiro profondo, si concentra e prende il ritmo. Come se le gambe fossero l'asticella del metronomo inizia a percorrere, a ritmo sostenuto, il corridoio. Tutto. Senza tralasciarne neppure un pezzo. Sembra un elastico nel vuoto, in assenza di attrito, di forza di gravità e di tutte quelle forze che prima o poi interrompono il moto dei corpi. Facendoli precipitare al suolo alle volte, che è meglio di quel moto perpetuo, di quell'espressione sempre uguale a se stessa, di quei pensieri che s'inseguono col fiato corto, che fanno a cazzotti perchè non vanno daccordo tra di loro e per trovarsi uno spazio. Manca il fiato anche a guardarlo Paolo, che uno se lo immagina seduto al tavolino di un bar a commentare le tette della cameriera e invece percorre questo rettangolo che sembra una pista da decollo. Solo che lui, di volare, non ne è capace. O almeno non come il volo lo intendiamo noi.

Ci sono posti dove il tempo non ha dimensione.

lunedì 11 luglio 2011

Alice, un paese di meraviglie #1

Sono decantatrice di pensieri, quella che li raccoglie ad uno ad uno come fossero fragoline di bosco, cercandole anche sotto le foglie. Solo una volta che sono tutte insieme nel paniere, e solo una volta giunta a casa, diventano un tutt'uno. Non più singoli elementi, ma un cesto di fragoline. Che è la metafora di parole che diventano pensieri, che diventano frasi tradotte abbastanza da poter essere dette e comprese.

Sto leggendo "Alice nel paese delle meraviglie" che è una favola e una metafora. Io ci ho trovato la mia personale. Perchè quando leggo, le cose che ho dentro prendono forma. Non perchè il libro me le insegna (capita anche questo!) ma perchè riesco a dare forma a vapori che già stanno dentro di me. Tra fogli di carta, vermetti neri che sono parole, diventa tutto più semplice, il vapore prende forma, consistenza e nome. Insomma, riesco a capire ciò che non so di sapere.
Alice si trova nel Paese delle Meraviglie e cambia di dimensione mangiando biscotti. Si restringe o si allarga a seconda della necessità. Alle volte sbaglia anche misura e si ritrova piccina o gigantesca nel momento e nel posto sbagliato.
Traslando, Alice sono io. Imbrigliata in una cultura dalla quale per alcuni aspetti mi sono liberata perchè non mi è mai appartenuta, alcune cose mi sono rimaste invece incollate come le tessere di ceramica di Parco Guell. In aggiunta, sono anche imbrigliata in una cultura che non mi appartiene per nascita ma che, la mia caratteristica di voler entrare sempre dentro alle cose, mi ha fatto parzialmente acquisire. Parzialmente appunto.
Nei rapporti interpersonali, vivo con un taccuino metaforico dove c'è segnato cosa è permesso/dovuto fare. Pian piano funziona se la voglia di non vivere nel ghetto prevale sulla voglia di essere parte del mondo in cui lavoro, vivo, dormo. A volte sbaglio nonostante gli appunti, ma sorrido e vengo perdonata.
In Francia, sulla spiaggia di Cap Martin, ho pensato alla forte percezione avuta del fatto che il mio tempo è solo il mio tempo. E' Terra di tempi geologici questa. Non credo sia un caso se lo Slow food sia nato qui, dove impera la lentezza. Terra cullata da lunghi inverni freddi, da coltri di neve che intorpidiscono lo spirito e la natura, dall'attività contadina dove il tempo e le attese sono necessarie e sovrane. Credo sia questa la sua anima. Il "peperoncino" suona stonato. Insomma, credo che i nostri tempi fanno un po’ a cazzotti e si impergolano nelle contraddizioni.
A volte il tempo è tiranno e se ne sente il fiato sul collo, e la fatica di mettere insieme le idee.
A volte tiranno è il caso colto.
PuntoG

venerdì 24 giugno 2011

Istruzioni per camminare

Ci sono dei passi che vanno dentro una città e piedi che s'inseguono anche se nessuno sa dove andare e dove va l'altro.
Fa talmente bello oggi, sole al tal punto.
La panchina è un'aosi e le parole perle di vetro colorato che diventano collana da appendere sull'albero li accanto, insieme agli aghi di pino.
Fa talmente bello che i piedi volano sull'erba morbida e l'orologio del campanile guarda e sorride.

PuntoG

giovedì 23 giugno 2011

FOTOgrafie

Ci sono perle dentro un cassetto,
nastri colorati
e una scacchiera.

Domani è un buon giorno
per aprirlo.

PuntoG

martedì 21 giugno 2011

dal silenzio

avevamo l'Eden e non lo sapevamo

da dentro il pozzo si levano voci e mani
e suoni indistindi

un'eco rimbomba intorno
come cannoni di guerra

avevamo l'Eden e l'abbiamo perduto
per sempre

nulla tornerà come prima

PuntoG

lunedì 20 giugno 2011

Posti senza dimensione #2

Roberta è bionda e ha un'età compresa tra i 20 e i 50. Credo sia bella. Ma forse non lo è. La guardo con insistenza, per cogliere qualche segnale che mi permetta di orientarmi, ma non lo trovo. Ciabatta lentamente, senza rumore, dentro scarpe bianche modello sabot, quelle che vanno di moda adesso, coi buchi per i pensieri, perchè è come se sgussiassero via proprio da li piuttosto che dagli occhi. E' eterea e trasparente. Sembra un foglio di carta velina sgualcito, appallottolato, gettato nel cestino della raccolta differenziata. E non è un caso non trovarla in uno diverso. Il suo non è un caso ma una scelta. Si guarda intorno senza guardare e la mimica facciale sembra congelata dentro una fotografia. Cammina aggrappata a una specie di bandiera con un grumo bianco che la tiene, ancora, debolmente legata alla vita.

Ci sono posti dove il tempo non ha dimensione.

PuntoG

sabato 18 giugno 2011

Posti senza dimensione #1

Si ferma un attimo, giusto il tempo di guardarti meglio. Esce dalla stanza, gira la testa verso di te "Somigli a mia nipote, sai!" e va via con la sua sigaretta spenta. Albertina sorride sempre sotto i riccioli quasi bianchi, dentro la gonna trasparente e leggera, un pò come lei. Non che sia magra. Però sembra una nuvola dentro un cielo infinito, senza meta. "Vuoi mangiarla la mia mela? Se non la vuoi la porto a casa". Casa. Questa non è casa. Affaccendata tra l'andare e il venire, fumare qualche sigaretta, Albertina dispensa sorrisi e consigli golosi. "Se vuoi mangiare un dolce buono devi andare al bar Sport di S.".
"Io sono Albertina e tu? Mio padre si chiama Felice. Una volta è caduto in pozzo. Da fuori gli parlavano e lui rispondeva "Felice". Bisogna ridere, sembra una cosa divertente. Non so se ci fa caso o se le importi davvero se tu hai capito. Si allontana cantando, mentre tu cerchi qualcosa di giusto da dirle.
Ci sono posti dove il tempo non ha dimensione.

PuntoG

giovedì 16 giugno 2011

Sole a tal punto

Fa talmente bello stamattina, sole a tal punto che fa venire voglia di dimenticarla la Cina, ma anche l'Italia. E' vero, i posti non contano. Soprattutto se riesci a dimenticartene, almeno per un pò. Fa talmente bello stamattina che riesco persino ad inventarmi prato, formiche e farfalle e a scrivere una lettera che racconta di me donna, tenendo la poesia da parte, come fissando Dio negli occhi. Sole a tal punto che i poeti, quelli veri, scrivono versi alle loro donne, illuminate e oscurate da un'eclissi passata. Sole a tal punto che mi pare di non avere più paura di nulla, anche se so che non è vero. I telefoni squillano quando stai facendo la doccia. Mai col sole a tal punto.

PuntoG

Understanding

Dal bordo della piscina cerco un “understanding”. E non è un Martini con ghiaccio e oliva verde che basta chiamare il cameriere per farselo portare. Serve il brevetto da sommozzatore, un taglio nuovo di capelli e un golf di lana con la zip da tirare su fino al collo. Le previsioni meteo dicono che sarà un'estate piovosa. Per fortuna il tavolo sul terrazzo non teme l'acqua e posso dimenticarmi di bagnare il prato, qualche volta almeno. Prenderò un gatto rosso quest'inverno, per Natale preparerò centrini a tricot per le amiche e tutti i lunedì ci saranno biscotti all'anice appena sfornati. Alle 5 il bollitore sarà sempre sul fuoco, per il tè. In salotto una foto mi ritrae sul bordo del divano. Credo mi doni più della piscina.

PuntoG

sabato 4 giugno 2011

Libro sul comodino (la meraviglia della lettura) #





"C'è un paesaggio interiore, una geografia dell'anima; ne cerchiamo gli
elementi per tutta la vita. Chi è stato fortunato da incontrarlo, scivola come acqua sopra un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa.[...] Per qualcuno è la ricerca dell'impronta di un altro; un figlio o una madre, un nonno o un fratello, un innamorato, una marito, una moglie o un nemico.
Possiamo vivere la nostra vita nella gioia o nell'infelicità, baciati dal successo o insoddisfatti, amati o no, senza mai sentirci raggelare dalla sorpresa di un riconoscimento, senza patire mai lo strazio del ferro ritorto che si sfila dalla nostra anima, e trovarci finalmente il nostro posto. [...]"


"Il danno" di Josephine Hart


Somewhere.


PuntoG






sabato 28 maggio 2011

domenica 22 maggio 2011

Niente spigoli. A colazione almeno

Domenica mattina e ci vuole qualcosa di speciale per sfilare i piedi da sotto le coperte e trasferirli dentro le ciabatte. Innanzitutto serve mettere in ferie il mostro nero con le orecchie di metallo che quando suona può servire ad almeno 1/3 della popolazione terrestre. E questo l’ho fatto ieri sera, ovviamente. Dicevo di stamattina, si…..stamattina colazione (la prima della stagione) sul mio mini terrazzo, approfittando del sole. E’ impagabile la colazione fuori, adagiata sul tavolino verde, tondo, niente spigoli, che già bastano quelli della vita. Caffè lungo in tazza grande, quella con la pecora nera, che mi sembra sia la scelta più indicata stamattina. E fette di pane croccante, tiepido il giusto per far sentire l’odore di grano e di campagna. Tiepido il giusto per far fondere solo un po’ la marmellata di visciole. Buona nel sapore, briosa nel colore, che aiuta a svegliarsi, anche. Piccoli sorsi al caffè che mentre lo bevi ti riscaldi le mani. Piccoli morsi al pane che fa rumore di passi sulla sabbia, e questa domenica può iniziare a srotolarsi pian piano. E Keith Jarrett può sgranchirsi le dita col suo "The Köln Concert" che ha il vantaggio di essere asemantico. Note agganciate a niente che lasciano liberi i pensieri di dispiegarsi senza agganciarsi a una traiettoria obbligata.

PuntoG

domenica 8 maggio 2011

Io scrivo. Non per questo devi necessariamente leggermi…...

Verso mattina i cassonetti sono pieni di sogni interrotti. A volte ci finiscono anche a metà mattina e nel pomeriggio. Saltano dai pensieri di qualcuno che passa. Si agganciano alle ciglia, si guardano intorno e poi plaf, con un salto si tuffano dentro. Capita anche che qualcuno riesca a saltare più degli altri. E allora finisce su una nuvola, una di quelle che se le guardi ti puoi immaginare qualunque cosa. Come nella canzone di De Andrè. Il salto dei sogni è sempre un salto felice perchè lasciano spazio a un altro sogno. I sogni di metà mattina e del pomeriggio non hanno niente da invidiare a quelli della notte. E hanno un buon profumo, di cannella e zucchero filato.

PuntoG

lunedì 2 maggio 2011

Tutto qui

C’è un prima. Un dopo. E un in mezzo. Proprio tra i primi due, come la nutella spalmata dentro il panino, c’è il durante. Ma non è un punto di riferimento come gli altri. E’ complicato da spiegare. Il durante è il presente che si srotola e diventa passato. Ma non è il “prima di” tantomeno il “dopo di”. Insomma è il durante e basta. Come questo post che è il dopo e la domenica che lentamente è finita è il durante. Insomma prima c’erano vermetti neri e 21 toni di voce. Ora c'è tutto il resto, o quasi. E non è vero che il durante non ha cambiato nulla. Ora scrivo e vedo. E sento.
E’ tutto il resto che non è cambiato. Scrivere è come parlare. Parlare è come scrivere. C’è la stessa leggerezza. Io scrivo perché mi sai leggere e parlo perché mi sai ascoltare. Quando sono Conte Dracula e quando sono farfalla. Tutto qui.


Felice della decantazione. Tutto qui. Ma è un tutto molto. Per me, almeno.

PuntoG

sabato 30 aprile 2011

Baciami, baciami, baciami.

Sabato mattina e aver voglia di braccia di Morfeo ancora, mentre i piedi s'infilano dentro le ciabatte e disperatamente cercano la strada verso la cucina.
Sabato mattina e l'uccellino del bollitore fischia e finalmente caffè caldo in tazza grande, come sempre. Fuori autunno, dentro occhi pesti perchè non si ha più 20 anni e far l'alba davanti ad un bicchiere di Porto non stira di certo le rughe.
Sabato mattina e sentirsi Pollicino che sbriciola pane della mente per farne traccia. Perchè "scrivere è come baciare, solo senza labbra. Scrivere è baciare con la mente" (D. Glattauer), e non è una citazione e basta.
Musica sempre, come il caffè in tazza grande. I Modà in qualche modo cantano i miei pensieri e a proposito di stradine di parole "per lo meno posso scriverti e semmai ti arriverà ciò che ho scritto almeno leggimi".
Sabato mattina e sorrido mentre riempio la scatola con su scritto "per le attese".

PuntoG

giovedì 28 aprile 2011

Di lune gelate

Io non lo so se te lo ricordi ancora il mare con la sua schiuma bianca e il suo rumore. Di giorno e di notte, e non importa se vuoi dormire.
Io non lo so a cosa pensi, e se pensi, quando la legna ha smesso di ardere dentro il ventre duro della pietra e la casa smette di respirare.
Sento odore di terra bagnata mentre la luna illumina le vette ancora innevate. E non lo so se è la pioggia o sono solo i tuoi pensieri. Chiudo la finestra, qui si gela. Per i pensieri, forse. E mentre attraverso il tappeto a piedi nudi, passo una mano tra i capelli per scrollare i pensieri. Ci sono notti che attendono l'alba per dimenticare i sogni e giornate che hanno una gamba di legno.

PuntoG

venerdì 15 aprile 2011

Di orologi e pioggia

Già piove questa mattina. E la terza sveglia si è fatta sbatacchiare le orecchie da una specie di martelletto metallico che quando ci sbatte sopra le ciabatte si infilano al volo nei piedi, e non viceversa.
Piove, l'ho detto prima. Fuori per le strade bagnate, dentro per gli orologi sparsi ovunque e di qualunque foggia e colore. Vorrà significare qualcosa doversi guardare sempre alle spalle perchè ovunque c'è una lancetta che ti punta minacciosa? Alle volte forse, stamattina certamente. Stamattina serviva il cappotto e lasciare sparso sul tappeto il vestito colorato delle giornate calde. Pioggia e 39°. Il mondo dentro e quello fuori non sono mai in sintonia, un pò come il volere e ciò che è. Anche "Flying angel in the sky" sembra stonata in questa piazza stipata di auto che uno si chiede come smontare la propria per infilarla dentro la borsa e portarsela al lavoro insieme alle penne colorate. Un occhio arancione che ti fa l'occhiolino sembra una magia e anche l'omino che scende, si avvicina con un sorriso da sole delle Maldive e ti regala lo scontrino del parcheggio che "tanto io sto andando via".

PuntoG

Unicorno

"Ci sono uomini che in alcuni momenti non sono più se stessi e la loro circostanza, c’è un’ora in cui si desidera esser se stessi e l’inatteso, se stessi e il momento in cui la porta che normalmente dà sull’androne si socchiude lentamente per lasciarci intravedere il prato in cui nitrisce l’unicorno" (Ortega Y Gasset)


Metafora del riempire l'ignoto attraverso lo slancio dell'immaginazione. Che è ben meglio del non saper vedere.


PuntoG

mercoledì 13 aprile 2011

Arneis, 13°

Roero Arneis dentro il bicchiere e 13° dentro alla testa.

Forse c’è un’epidemia. No, niente influeza, non con 13°. Manca l’aria però, e crampi allo stomaco. E nel camminare è come se i piedi sprofondassero dentro le sabbie mobili.

13° in testa e il bicchiere ormai vuoto.....BISOGNO, BISOGNO, BISOGNO!!!

Whath time is it around the world right now?
The right time is now, I hope :)

PuntoG

mercoledì 6 aprile 2011

Di persone buone come il cioccolato

L'idea di estate è essere seduti al tavolino di un bar a mangiare una golosa coppa di gelato. Nel dehor ovviamente, che vale anche (l'ovviamente) per il sole che riscalda. C'è estate anche nel brio delle risate e nelle cucchiaiate grondanti di goloso cioccolato. Il cucchiaino rimane sospeso nell'aria per una frazione di tempo più del necessario. E gli sguardi s'incrociano in quel modo così speciale che nessuna parola può. L'aria diventa lieve, nonostante le parole sanno di un passato sofferto. Nascono due sorrisi che precedono un "lo sapevi", "lo sapevo".
Condivisione esplicita. Il raccontarsi rende tutto più speciale.

lunedì 28 marzo 2011

Libro sul comodino (la meraviglia della lettura)

Il libro, di Julio Cortazàr, ha come titolo "ll gioco del mondo", che poi non è altro che il gioco delle caselle numerate disegnato per terra. Il protagonista si muove attraverso la città (da Parigi a Buenos Aires) come attraverso, appunto, le caselle del "gioco del mondo" alla ricerca del Centro, della vera vita e di Lucia, la Maga, l'unica che non dimentica che, in fondo, "per arrivare al Cielo servono solo un sassolino e la punta di una scarpa". Il protagonista, nella prima pagina del libro mentre cammina per le vie di Parigi pensa (riferendosi alla Maga con la quale si incontravano sempre "per caso")

[...]" che incontrarsi per caso non era un caso nelle nostre vite, e che la gente che si dà appuntamenti precisi è la medesima che ha bisogno del foglio a righe per scriversi o che preme dal basso il tubetto del dentifricio"[...]

giovedì 24 marzo 2011

(fuso) Orario

Luce ancora, nonostante siano già le 18 passate. Dicevo luce, di quella che fa intendere di un sole che c'è stato, qualche tricolore che spunta tra i balconi e jovanotti che canta.
E' la fotografia del mondo dentro e del mondo fuori. Chi sa se Pessoa, leggendo, direbbe che è stupido, come tutte le parole sdrucciole. Perchè è una parola sdrucciola, questa cosa. Qui non ci sono ideogrammi. Quelli, comunque, non credo siano sdruccioli.
Jovanotti continua a cantare. Canzoni sdrucciole.

Buio, perchè sono già le 23 già da un pò. Buio che nasconde e non fa intendere nulla di ciò che è stato. La fotografia è una lastra nera. Le ombre nascono dalla luce, non dal buio come solitamente pensiamo. L'America è lontana e non ha ideogrammi nè parole sdrucciole in cui incespicare come bucce di banana.
E' quasi alba. Somewhere.
Non qui .

venerdì 11 marzo 2011

Ridicole

C'è un film dentro lo schermo con un tasto "pause" che lo blocca e un rettangolo bianco da riempire, questo. Non che sia un obbligo, intendo vedere il film o riempire questo spazio. Scelgo di essere qui che è la cosa più complicata. Per raccontare questa giornata e provare a tirare una riga rossa che sa di somma, io che la matematica la lascio fuori dalla mia vita. Leggo Pim e Prishilla che sono la mia boccata d'aria buona. Prishilla mi fa venire in mente che "tutte le parole sdrucciole sono ridicole" (citando Pessoa, e Vecchioni che lo canta). Per il resto, latitano i punti esclamativi ma in compenso sta crescendo un prato di punti di domanda. Il rum serve per lanciarsi col parapendio e la tisana della buona luna addolcita con il mascobado per far finta di essere in pace col mondo. Stasera servono lettere tonde e piume d'oca. E una moneta, per grattare sulla patina argentata e leggere cosa c'è scritto sotto.



Buonanotte

PuntoG

mercoledì 9 marzo 2011

Di battiti di ciglia al rallentatore

Partita di tennis giocata a colpi di dita sulla tastiera. Il prato è decisamente sintetico e verticale, anche. I giocatori sembrano finti. Omini di plastica senza fiato che si dimenano sui tasti e sulle lettere, che sono vita però. I racconti si srotolano su cavi elettrici che dell'erba non hanno neppure il colore. Men che meno l'odore. C'è un omino che sa di riccio di castagna chiuso e l'altro di brezza di mare al mattino presto quando non c'è gente e il sole inizia a guardarsi sul mare e il mare sottosopra è di un azzurro che sembrano i capelli della fata turchina. L'omino riccio-chiuso urla "ancora" e "sempre". L'omino brezza-di-mare lo guarda e sospira. Sbatte le ciglia lentamente come al rallentatore, guarda la spuma del mare che passa dentro un ricordo e pensa che "sempre e per sempre" è questa cosa qui .

mercoledì 19 gennaio 2011

Make up

Stamattina le nuvole si sono tinte le labbra di rosso cremisi. Per piacere, suppongo, a quei signori alti e imponenti dai capelli bianchi.

PuntoG

martedì 11 gennaio 2011

Di speranzose alchime ricostruttive

Scrivere è un'esercizio, dice Camilleri. Mentre si veste di tuttopunto come per andare in ufficio e scrive la sua quotidiana lettera allo sconosciuto incontrato per caso lungo la strada che porta al caffè caldo. La vita è come ce la sappiamo raccontare, dice qualcun'altro di cui non ricordo il nome. Stamattina navigo a vista, o meglio a svista. E la pagina bianca è nebbia tra le Langhe, che non vedi neppure la linea bianca sulla strada. Stanotte, tra le piume, al caldo, dev'essersi sciolta la mia ironia. Dovrei cercarla tra le lenzuola ingarbugliate, o magari per uno strano processo alchemico sperare che si ricomponga la prossima notte. Nel frattempo l'Internazionale (la rivista, per intenderci) mi chiede "Da quale confusa baraonda vorresti allontanarti per non tornare mai più?"e mi viene il sospetto che per oggi ha preso in pieno. Francamente oggi mi basterebbe, banalmente, una spiaggia bianca, una palma, un caldo tempore e niente attorno.
Mi sa che mi devo accontentare del mio, solito, caffè caldo in tazza grande.
Così è (oggi)!!!!!

PuntoG

lunedì 10 gennaio 2011

Di giornate così

Giornate in bianco e nero, a volte. E non ha niente a che fare la pioggia del fuori. Comprendere la banalità dell'ovvio e fare una doccia che sa di sandalo e pere. Smettere di cercare tra la sabbia sassolini colorati ma sui banchi del Naviglio la domenica del mese che è andato. Ho letto il libro e visto fotografie tra le formichine nere. Voglia di camminare sulla riva del mare senza lasciare imponte.
Mi faccio un caffè in tazza grande, bollente.

PuntoG