mercoledì 29 dicembre 2010

Del non aver voglia

Bilanci di fine anno, come se la propia vita fosse una SpA con libri mastri e prime note. Quest'anno mi rifiuto, io. E'andata com'è andata, come doveva andare, o meglio, come sono riuscita a farla andare questa statale 2010. E com'è andata? Bene e male come per tutti. Inciampi e voli. Forse sto invecchiando se non ho voglia di bilanci e l'unico che forse faccio è quello quotidiano. Sotto le mille piume calde e mentre Morfeo inizia a prendermi la mano. C'è solo una cosa che mi preoccupa ed è non perdere mai la voglia di cercare le "cose" che mi piacciono davvero, di non accontentarmi mai. Avere ogni giorno un bicchiere di bollicine da sorseggiare. Sorridendo.

Buon inizio a tutti

PuntoG

giovedì 9 dicembre 2010

Ti racconto una storia

Era buio alla finestra, luna e sole avevano le luci spente. L'uomo viola si affaccia per cercare le sue montagne e aria, perchè dentro non si respira più. Le braccia diventano di pongo, lunghe a dismisura cercando di afferrare e inseguendo nella caduta le biglie di vetro. Rotolano dentro l'aria le biglie colorate, mentre le mani annaspano, le braccia diventano strada e s'inventano traiettorie che non portano a niente. Si sciolgono, le biglie, in lacrime d'inchiostro nero.
La ragazza viola sognava personaggi per la commedia mentre lanciava monete su un tavolo di legno spesso, che roteando disegnavano strane figure. Scriveva la sceneggiatura di notte, mentre l'uomo viola sistemava in uno scrigno le sue perle nere. E poi di giorno cancellava i segni a matita che diventavano memoria.
Servono gocce d'inchiostro e sceneggiature a matita per costruire uno specchio e rimanere sul trapezio.

mercoledì 27 ottobre 2010

Di pareti con gli occhi (miei) e del danzare

C'è un posto dove un bicchiere di vino diventa preludio di abbracci, sorrisi e una manciata di parole. Con la musica da sottofondo, ma quando non c'è bastano i gorgoglii delle risate a dare il ritmo. C'è un posto, lo stesso posto del vino nei bicchieri, dove le pareti hanno i miei occhi e i miei sogni. Ed è un pò come guardarmi dall'alto e fuori dal corpo. E intorno al fagotto di panni e pelle vedere danzare il mondo dentro rappresentato col mondo fuori. E in quella stanza, col bicchiere in mano mentre mi guardo dall'alto come quasi da un'altra vita, mi sembro un'altra me e con la leggerezza, anche, di un'aquila. D'istinto mi sorrido, con gli occhi luccicosi.

PuntoG

PS Andarsene via è un dono. Grazie. La pochezza fonde i monili preziosi e nutre gli zombi

martedì 28 settembre 2010

somewhere

Mi è venuta in mente guardando un'ombra che si stagliava su una città irreale.

[...]Un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire sapere di non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.[...]

mercoledì 22 settembre 2010

La favola (è) mia

[...]io ho le mie favole, e tu una storia tua [...]E non si è soli quando un
altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto[...]

Quando ascolti le parole di questa canzone, allora pensi che nessun addio deve o può essere una tristezza indicibile. E che bastano un due punti, una linea e una parentesi tonda nel giusto verso, per fare ritornare la vita la cosa meravigliosa che è. Praticamente così :-)
PuntoG

martedì 14 settembre 2010

Come se

Questa notte passerebbe di per sè, come i sogni che non so. Un pò come come qui. Io ho sogni. E non per caso.

PuntoG

martedì 7 settembre 2010

Odore di erba (e di abbracci)

Ci sono serate che sembrano uscite da una favola. C'è un giardino pieno di alberi, quadri che rotolano su pareti bianche, gente che ci gira intorno ma è come se non ci fosse. Seduti sulla panchina, io mi avvolgo dentro l'abbraccio della pashmina. Le parole sembrano raggi di sole che attraversano le nuvole e diventano tappeto di luce. Le parole si srotolano mentre la luna illumina la notte, mentre la musica inizia a riempire l'unico angolo illuminato della cascina. Ci sediamo sull'erba a guardare le stelle tra sorrisi e malinconie. C'è un abbraccio più caldo della pashmina e un silenzio pieno di parole. Ci sono posti magici. O forse siamo magici noi, un pò.

PuntoG

(C'è) un tempo per seminare

Serve un ombrello se piove, da aprire. A piacere, perchè volendo non è poi così male farsi accarezzare dalla pioggia.
Serve un set di pennelli e una tavolozza di colori per dipingere l'arcobaleno dentro ogni passo.
Servono occhiali con lenti polarizzate per guardarci attraverso con un "oooh" di stupore.
Serve un sorriso per ogni stanza. Ma (anche) questo l'ho già in valigia.

PuntoG

giovedì 2 settembre 2010

(C'era) un tempo per seminare

Serviva essere ghiaccio che scivola su ghiaccio.
Serviva una brutta serata per rispondere a una mail.
E' proprio vero che l'addolorarsi scava solchi come un aratro su un campo da seminare.

Gioco a canasta con le unghie laccate.

venerdì 13 agosto 2010

P.S.

Ci sono giornate, come questa, che a trovare le parole non basta neppure il cilindro di un prestigiatore. Più che sparite è come se si fossero sciolte in un liquido che se ci passi sopra la lingua, sa di sale. Ad averne, però.
Resta solo la colonna sonora di "Saturno contro", non so perchè. L'MP3 gira in questa giornata di sole a singhiozzi e nuvole a singhiozzi, pure. Un pò come me che non so trovare che questa musica e le parole della Merini.

Ho bisogno di silenzio

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare.

Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone
che conoscono la mia parlantina

disorietate dal mio rapido buongiorno
chissà, forse pensano che ho fretta.

Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere
di raccogliere i pensieri
allegri, tristi, dolci, amari,
ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

Gli amici veri, pochi, uno ?
sanno ascoltare anche il silenzio,
sanno aspettare, capire.

Chi di parole da me ne ha avute tante
e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.

A. Merini

lunedì 9 agosto 2010

A Tan Chiu

.....ed è per te, che lontano
da discorsi e discordie
hai la testa appoggiata
a un guanciale di nuvole azzurre.

Li Po - A Tan Chiu

giovedì 5 agosto 2010

Ah però!!!

"Le donne hanno un meraviglioso istinto, possono scoprire tutto, tranne l'ovvio".

Oscar Wilde

martedì 27 luglio 2010

Libertà e perline colorate

Libertà è attraversare la notte attraverso strade buie percorrendo più di 100 Km per tornare a casa. Faro è la luna, più dei cartelli stradali. Una specie di stella polare tonda e luminosa, misteriosa e affascinante. Più del sole, per questioni temporali soltanto, ha illuminato uno srotolarsi di memorie e racconti del presente. Le note di un pezzo jazz ritmato, ci hanno fatto ridere, perchè "ti somiglia", mi hai detto. Il mondo fuori scompariva, annegato dentro bicchieri di vita. I colori del dentro si trasformavano per la magia del buio fuori. Liga ha fatto il resto, come un videoclip che è la nostra vita. La mia e la tua. Diverse eppure stranamente uguali. Almeno per quanto riguarda la fame di mondo. E' per questo che se io vivo rotondo anche la tua vita è così. Libertà è attraversare la notte squarciata dalla luce della luna col dolore e la tristezza desaparecidos, in una fossa comune, una tomba senza fiori e senza lacrime. Neppure una lapide a memoria di. Libertà è la vita che ci appartiene. E non conta la fatica di andare.

lunedì 26 luglio 2010

Vita rotonda

Guardarti attraverso i vetri opachi acidati dalle lacrime, le tue. Innamorasi è la campana del duomo, i grilli che coprono le risate dei ragazzi che giocano a pallone sotto la canicola, Vasco a squarciagola. Amare invece è lo scricchiolio della sabbia una notte d'estate sotto la luna piena, il rumore della neve che cade su neve soffice, il rumore delle foglie secche accarezzate da mano lieve. Vivere è guardare il sole senza occhiali a costo di accecarsi. Io sono, comunque.

sabato 24 luglio 2010

In your shoes

Infilare gli occhi dentro scarponi che hanno calpestato marmi bianchi e scalini di cristallo. Perderli dentro un buio fatto di sudore e memoria di righe colorate. Infilare i piedi dentro scarponi scomodi, potendo. E camminare dentro un involucro apparentemente insignificante per un giorno intero attraverso ogni via della città, fino a sentire le dita indolenzita, fino a non sentirle più. E guardare l'alba arrivare e poi il tramonto. Essere "in your shoes" aiuta le calliste e nient'altro. Bartezzaghi ha sempre definizioni introvabili e caselle bianche. Le scarpe col tacco si adattano molto meglio a unghie laccate e vestiti che lasciano la schiena nuda. La notte ha sempre il suo antidoto e un'insegna al neon che illumina con la scritta "in my shoes".

sabato 17 luglio 2010

Tecnologicamente scorretto

Svegliarsi e trovare un cuore tecnologico sul display a memoria di ciò che non è possibile nemmeno chiamare memoria. E sentirsi beffati anche dalla tecnologia. Oltre che dalla geologia. Anniversario di un bicchiere di candeggina, per togliere le macchie, ovvio. Colpa dell'agenda telefonica senz'anima, che non sa che la vita scorre su fili diversi dai cip e dai pixel. Le assenze hanno meccanismi quasi subdoli dentro i quali diventa alle volte difficile comprendere se ciò di cui si sente la mancanza siano i riti del quotidiano o qualcosa di più. Oggi ho troppe cose interessanti da fare per rattristarmi. In ogni caso, diffidare sempre da chi non legge libri.

PuntoG

domenica 11 luglio 2010

Cose che servono

Bisognerebbe imparare ad invecchiare con grazia e dignità.

Come se bastassero le parole

Alluderti, eluderti,
come afferrare quest’ombra della tua vita che nella mia
memoria passa
questa notte in cui fischiano sul fiume barche o nuvole.
Non che mi manchi volontà di “a parte”;
rimescolo il tè, attacco un bottone, guardo dalla finestra
gli ultimi passeri che si addormentano nei castagni.
Perché desiderarti se domani andrò a comprarmi datteri
in una strada coi muri come spalle?
Non so se ti amo, se ti cresco o ti sciolgo
in tante acque di memoria.
Alluderti è star da solo profondamente con me stesso,
eluderti è la festa della piazza, le stesse farinate
che raffigurano la vita con le sue quattro stagioni.
E’ facile applaudire la nuova commedia;
solamente che tu in ogni cucchiaino ti affacci,
solamente che tu mi duoli la testa,
solamente che tu mi stringi la cintura fino all’ultimo buco,
solamente amore mio.

Julio Cortazar - Cura per gli spaventi

sabato 10 luglio 2010


"Saldo tieniti all’odierna Via,
per amministrar le faccende d’oggi,
e per conoscer il lontano primordio.
Ciò vien detto il bandolo della Via "


...piegarsi al vento. Sapersi piegare finché dura il “vento”, pronto a rialzarsi con tutto il suo vigore intatto appena le circostanze lo permetteranno. Dunque né servilismo, né passività, né compromessi, né scoraggiamento, ma ripiegamento fecondo verso la propria riflessione profonda, perché “il momento più buio è quello che precede l’alba” nella legge del cambiamento.

giovedì 1 luglio 2010

Rime a vapore

Mi sono fermata a guardare questo materasso di sentimenti in cui affondare il cuore in attesa di collocazione. Come in una radiografia, lo vedo seduto, pulsante, su una molla come fosse su una poltrona. Lo fa sembrare un treno a vapore, quindi il pulsare uno sbuffare. O forse un ondeggiare sui fili metallici instabili per costituzione naturale. Vita traballante in cerca di un equilibrio instabile per trovare certezze. Eppure metallo fa rima con stallo e guardare con fermare (il cuore).

PuntoG

sabato 26 giugno 2010

Il circo delle meraviglie

Oggi proverai a fare volare le tue farfalle di plastica. Vuoi fare a gara con le mie di carta velina colorate che sembrano piccoli, piccoli aquiloni.
Se vuoi ti regalo un tappeto di plastica coi fiori finti. Potresti metterlo nel soggiorno. Insieme ai nani e alle galline di plastica.

PuntoG

mercoledì 23 giugno 2010

Di palindromi e altre cose

Le parole sono un gioco di quelli che non si finisce mai. Di giocare e di stupirsi.
Prendi per esempio "inottobottoni", che è il titolo di una mostra. Se lo metti davanti allo specchio, succede che fa una capriola, si capovolge e...ridiventa "inottobottoni". Quasi una magia dell'ottica. Ma è un palindromo. Se invece hai parole come Martina (nome proprio di persona, femminile) e dipende (forse, potrei ma non so), basta un colpo di bacchetta ed ecco che diventano mattina (buongiorno) e difende (dall'attacco). Pensa invece a parole come botto (capodanno) e magia (favola), un tocco di gomma e via con otto (buon voto a scuola) e maga (Magò).

Le parole sono davvero un gioco, strano se ci pensi bene. Alle volte non serve usare la bacchetta magica o la gomma, ma solo il timbro della voce e diventano tutta un'altra cosa. Ma questo è un gioco crudele, che non diverte nessuno. Di sicuro non chi ascolta

lunedì 21 giugno 2010

Il Gian

Oggi sono andata a trovare il Gian. Quello con la pipa e gli occhiali. Ma non è un vecchietto rincintrullito. Non è nè vecchietto nè rincitrullito, forse così si capisce meglio. Il Gian è il mio Wikipedia, anche se una volta mi ha detto "non so come si fa, me lo spieghi?" E io l'ho scritto sull'agenda passandoci sopra l'evidenziatore verdechesivedeanchealbuio. Secondo me non gli piace per niente fumare la pipa. Gli piace invece tutto quello che ci gira attorno: la lentezza, la gestualità, il tabacco da toccare con le mani. Del fumo credo gli importi poco. Oggi abbiamo parlato di I Ching. Mi ha detto una cosa interessante in riferimento al fatto che io non sempre ne capisco il significato. Da dietro gli occhiali e la pipa una voce: "non bisogna capire. Leggere e gestaltizzare."
Mitico Gian, sempre

PuntoG

sabato 19 giugno 2010

E vai di leggerezza

Il pensiero è una cosa. Dare voce ad esso è ben diverso. Come quando leggi qualcosa che sapevi già ma il vederlo nero su bianco diventa un'illuminazione. Ecco, oggi l'ho detto. Ho dato forma e suono a un pensiero che mi faceva un pò paura. Quale pensiero? Che ho fatto la somma e il totale di 1+1 è stato un numero grande a dismisura, tendente ad infinito. (sospiro!) Mi sento più leggera. E vaff....

PuntoG

giovedì 17 giugno 2010

Frivolezze, ma non troppo

Mi piace l'oroscopo dell' "internazionale". Fa riflettere. Che è una cosa in linea con lo stesso, ovviamente. Sentite cosa mi dice per la settimana.


Se vuoi liberarti di un’erbaccia che soffoca la tua pianta di pomodori, non
basta strappare le foglie: devi estirpare anche le radici. T’invito a fare la
stessa cosa con un sabotatore che si è intrufolato nel tuo rigoglioso angolo di
paradiso. Non c’è bisogno di odiarlo o di arrabbiarsi. È meglio rimanere lucidi
e distaccati per rimuovere completamente l’elemento invadente e affermare il tuo
diritto a coltivare quello che ami.


In realtà, c'è sempre qualche sabotatore nelle nostre vite, e quindi anche nella mia. Mi piace questo suggerimento. E' abbastanza in linea col blog. E' abbastanza in linea con questa fase della mia vita. Scappo. Devo andare a in giardino.
A strappare le erbacce. Of course ;-)

giovedì 10 giugno 2010

Saggezze

In fondo l'unica ragione perchè si pensa sempre
al proprio io è che col nostro io dobbiamo stare
più continuamente che con chiunque altro.
Cesare Pavese

mercoledì 9 giugno 2010

Grande bene :-)

Oggi mi hai fatto piangere. In macchina, mentre tornavo a casa. Perchè ho pensato a questo lunghissimo mese in cui mi hai tenuto la mano, a prescindere. E in quello stringere c'è stato davvero tutto quello che di più grande c'è al mondo. E' bello il tuo vedermi cavalcare un bianco cavallo alato. In questo momento siamo specchio. Mi vedo e ti vedo speciale. Noi voliamo. Noi voliamo perchè ne siamo capaci. Perchè non siamo capaci di camminare e basta. E riconfermo quanto detto al pensatoio.

Un abbraccio che dura una vita
Tuo alone viola
PuntoG

martedì 8 giugno 2010

Cose che servono

Bisogna avere ali per volare e motori per spingersi tra le nuvole di zucchero filato che se le mangi ti addolciscono il cuore.
Penne stilografiche per trasformare il bianco.
Globi tondi per vedere un' emozione e trasformarla in rettangolo.
E punti e a capo per un sorriso.

PuntoG

domenica 6 giugno 2010

Facciamo i burattini

"Scientists who drew up the key World Health Organisation guidelines advising governments to stockpile drugs in the event of a flu pandemic had previously been paid by drug companies which stood to profit, according to a report out today.

An investigation by the British Medical Journal and the Bureau of Investigative Journalism, the not-for-profit reporting unit, shows that WHO guidance issued in 2004 was authored by three scientists who had previously received payment for other work from Roche, which makes Tamiflu, and GlaxoSmithKline (GSK), manufacturer of Relenza."

Queste sono le rivelazioni (4 giugno 2010) del quotidiano Britannico Guardian.

Lo avevamo già capito tutti che il panico da influenza era una bufala. Che per l'influenza muoiono regolarmente tutti gli anni soggetti a rischio, che non era il caso di vaccinarsi (e infatti quasi nessuno lo ha fatto). Questa notizia ci da la conferma che avevamo davvero ragione. Certo è duro da accettare che il potere gioca addirittura con la nostra salute. Sul resto, direi che ci fa a pezzetti piccoli piccoli. Ma allora perchè non ci indigniamo sul serio e accettiamo il ruolo di burattini? Pareil!!!!!

PuntoG

sabato 5 giugno 2010

Chi cerca trova. Alle volte

Ho trovato uno specchio in cui guardarmi.
Parla la mia lingua e mi riflette saggezza.

Sto riempiendo i vuoti
nell'album di fotografie.

venerdì 4 giugno 2010

Cose che accadono

Capita di vedere galline di plastica tra nani da giardino.
E parlano pure. Le galline, non i nani.

PuntoG

giovedì 3 giugno 2010

Di libri, amori e tempo che passa




"Ama un poco anche i libri del tuo tempo, ama un poco i tuoi anni che sono quelli che passano e non quelli che ti restano"


Erri De Luca

martedì 1 giugno 2010

Caos calmo




Il film si snoda attraverso la vita del protagonista Pietro Paladini, interpretato da Nanni Moretti, a cui muore la moglie nel momento stesso in cui lui, paradossalmente, salva la vita ad un’altra donna. Il dolore diventa come una scala stranamente in salita che gli permette di guardare dall’alto la propria vita e darle un senso, secondo una prospettiva diversa. Come lo è guardare una città dal 12° piano, piuttosto che dal piano strada. Diventa difficile spiegare alla figlia che ha solo 10 anni, come mai lui non c’era a salvare la madre. A quel punto non può che dirle “io ti aspetto qui”, dando a questa frase un vero valore, che è quello dell’esserci davvero, a qualunque costo, ribaltando la scala dei valori che aveva avuto fino a quel momento. Seduto su una panchina attende che il dolore arrivi. E’ il caos calmo dentro di sé, che diventa una sorta di decantazione di questo dolore che non č fatto di rimpianti, rimorsi, sensi di colpa o ricordi, ma di un’assenza da colmare con un presente che va vissuto. E’ il suo modo per rielaborare il dolore, un modo tutto personale. E' anche osservatore degli altri, che accorrono da lui per confortarlo e che invece rimangono spiazzati dalla sua incomprensibile calma e finiscono per raccontare il loro di dolore.

Un film che è un abbraccio gentile, consumato in un parco, per riscoprire valori e persone vere. E gentile si può anche definire la colonna sonora, a cominciare dal quartetto d’archi e pianoforte, di Paolo Buonvino. Che diventa un tutt’uno con la storia, e l’accompagna, senza mai distaccarsene, per tutta la durata del film. Chiude magistralmente Ivano Fossati con “Amore trasparente”.
Nanni Moretti aveva giŕ affrontato il tema della rielaborazione del lutto nel film vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes del 2001 “La stanza del figlio”. Dopo sette anni riprende il tema affidandosi alla regia di Antonello Grimaldi, con la storia dell’omonimo romanzo edito da Bompiani, di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega 2006. Il film è stato presentato al 58° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.

Sul finale, la frase “dobbiamo dirci tutto”, lascia una riflessione da riportare a casa. Perché le parole non dette, alle volte, diventano macigni sulle nostre vite. O alle volte ci precludono un’opportunità di felicità.
PuntoG

Mille anni che sto qui



Mille anni che sto qui” di Mariolina Venezia Premio Campiello 2007 Einaudi 15.00

Certi giorni si alzava un vento colorato che sollevava la polvere e tutto iniziava a lievitare come la pasta del pane sotto la coperta. I fatti già successi tornavano e quelli ancora da venire diventavano visibili. In quei giorni gli spifferi sotto le porte sembravano risatelle di bambini non nati, avvolgevano le caviglie delle donne con lacci impalpabili, che le facevano inciampare. I vetri delle finestre sbattevano. Il latte cagliava nei secchi. Gli uomini si mettevano addosso i vestiti sbagliati e le bambine diventavano donne.”

Non è facile raccontare questa storia a chi non conosce la valle del Basento, il cielo celeste come i colori a matita dei bambini, i pendii che il grano rende verdi a primavera e gialli d’estate, i fuochi nelle stoppie, i tralicicci per l’estrazione del petrolio, i paesi agonizzanti sulle colline, il volo del nibbio”.

Credo non sia facile neppure capire questa storia a chi non conosce la valle del Basento, la madia del pane, i boccali di salsicce sott’olio, la naca per i bambini piccoli, gli odori della campagna del Basento, che non sono uguali a quelle delle campagne del Piemonte. E’ un libro rievocativo di suoni, odori, parole, modi di dire e di fare per chi ha vissuto al sud. E’ un libro in cui le donne sono protagoniste. Ma è anche un libro che segue il passaggio della storia anche in una terra dove la storia sembra non sia passata mai. Un saga che attraversa quel Basento dall’unità d’italia fino alla caduta del muro di Berlino. Un libro appassionante, in ogni sua pagina. Raccontato dai fantasmi dei personaggi, in un linguaggio che spesso assume una connotazione tipica di quei luoighi e di quel tempo. Un libro in cui le parole scorrono agevolmente su un filo di seta, senza mai trovare intoppi, senza soluzione di continuità tra una generazione e l’altra. dove la storia lo attraversa coi gesti della quotidianità. Non c’è affanno nel voler andare avanti nella lettura. Si va di pagina in pagina come i piedi che vanno uno dietro l’altro in una passeggiata all’ombra di alti alberi. E’ un cammino che ti prende senza affannarti, con dolcezza e un pizzico di nostalgia.

A me è piaciuto molto. E’ uno dei libri che merita certamente di essere letto


PuntoG

lunedì 31 maggio 2010

Inizia tutto così




Prima pagina di questo nuovo blog e sono emozionata. Questa è una nuova avventura, un viaggio nella mia vita. Ricomincio a navigare su un nuovo mare. Ricomincio da uno, cioè da me.
I viaggi sono percorsi mentali per trovare nuovi paesaggi, nuovi modi di essere. Col futuro che sta dietro la schiena perchè non ci è dato di conoscerlo e il passato davanti. Chiaro e forte.
Questo tipo di viaggio non può avere zavorre. Il passato non va dimenticato. Va rivisto sotto la giusta luce dandogli una nuova e più consona dimensione.
Tra le cose del passato quella che prima di tutte mi viene in mente è un viaggio (forse perchè prima ho scritto di un viaggio mentale). Un viaggio fatto di aerei e valige, di alberghi e fotografie, di posti nuovi e tante souvenir, e persone accanto.
Volo Ryanair Milano-Barcellona andata e ritorno. 3 aprile flight 4277- 6 aprile 4278. Ponte di Pasqua 2010.
Ma di questo vi racconterò in un altro post.

PuntoG
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