lunedì 5 marzo 2012

Del coraggio da inventare #2

Io lo so che uno le cose non se le deve mai immaginare. Accade sempre il contraio poi, quando accadono. Molto meglio o molto peggio. In ogni caso mai come l'avevamo immaginato. La scena che avevo immaginato era un urlo sottovoce. E' un ossimoro difficile da spiegare. E' la voce con l'intonazione dell'urlo e il volume di un sussurro. Per dare l'interpretazione alle parole bisogna usare il paramentro dell'intonazione, non il volume. Altrimenti si capisce tutta un'altra cosa.
Avevo immaginato la casa in penombra, la finestra aperta sui fiori rossi e gialli del terrazzo, la tenda che svolazza appena appena, la radio che quasi non si sente, un bicchiere di prosecco in mano e l'urlo sottovoce che si espande tra le stanze, s'infila sotto le tende e le solleva. E una carezza dolce sulle guance e sulle mani, poi. La vita ti fa fare giri strani certe volte, che quasi non sai più neppure dove sei. E la scena immaginata resta solo sognata. E tende aperte sui fiori tristi del terrazzo, e silenzio. Tutto qui. Niente prosecco, che si sarà mai da brindare?!
Mi sono comprata un paio di orecchini con le farfalle.

PuntoG

La prima parte è qui

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