venerdì 8 giugno 2012

Parafrasando Shéhérazade - L'op(posto) #2

”Raccontami una storia,” ti dico.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”


Si sedette sul tappeto bianco rannichiata accanto alla poltrona. Sotto di lei, un cerchio unito da una linea diagonale, segnava la vittoria di un tris. C'era musica, candele accese, odore di mele e cannella.
”Raccontami una storia,” disse.
“Che storia vuoi?”
“Raccontami una storia che non hai mai raccontato a nessuno.”
Chiuse gli occhi e le candele disegnarono figure strane attraversando il velo delle palpebre.


Si voltò verso di me. Per istinto volevo girarmi dalla sua parte, ma una forza imprevista mi girò testa e collo dalla parte opposta. Partì la parlantina che mi era rimasta difficile mentre la guardavo. Era così brutta vicina, le labbra serrate. Mi raggelano quelle di una donna, vestite quando si accostano a baciare, si vestono di tutto, dalle parole, in su.
“Apri questi maledetti occhi di pesce"
“Posso. Se tu vedessi quello che vedo io,  li potresti aprire”
“Da dove ti spuntano questi insulti, piccolo giovanotto?”
“Che insulti? Dico quello che vedo"
“Ora continua". Allontanò le dita da sopra gli occhi e poi con quelle dita si allontanò dai lati del naso, passando per la bocca, fino al mento. E non mi posò le labbra sulla bocca serrata dall'ovvietà.
“Ovvietà" dissi quando si staccò, facendolo velocemente.
“Questo non era tuo. Non te lo chiedo mai, ti piace l’odio?”
“Be’ no, se è questo, no". Pensai che non avrei capito nessun libro da quel momento in poi
. *

Aprì gli occhi e spense le candele.
Sorrise.

PuntoG

*(molto) Liberamente tratto da "I pesci non chiudono gli occhi" - Erri De Luca.
Sperando che non me ne voglia troppo, da lassù.

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