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lunedì 12 marzo 2012

Del coraggio da inventare #3

In realtà volevo dormire ancora, almeno un'ora, almeno un'altra. Invece ti sei sballonzolato tutta la notte dentro di me e non mi hai dato tregua. E così mi sono rassegnata ad alzarmi, infilarmi le ciabatte verdi, la vestaglia e preparrami una tazza di the verde caldo. Eccomi qui, almeno scrivo. Perché lo sballonzolamento dentro il letto, mi ha fatto venire qualche pensiero triste. E siccome niente pane e rabbia eccetera eccetera, facciamo che inizio a rispolverare qualcosa di bello, qualcosa che posso raccontarti, anche se Lui (sembra!) sia andato via come il vento di Föhn che arriva all'improvviso in mezzo al gelo, ti dà l'idea di estate e il giorno dopo ti ritrovi nuovamente infreddolito e non sai dartene ragione. C'è stata una cena dentro un'automobile, una sera che c'era una pioggia sottile sottile e le luci dell'abbazia erano infiniti caleidoscopi di colori. C'erano i piatti veri, i bicchieri a calice, il vino rosso e per finire persino le martin sec. Lui sorrideva come un bambino alla giostra e io avevo il buonsenso e il coraggio di non fare domande. Vivevo con brio, beandomi di quello che ricevevo come un dono del cielo. Era quello il segreto. Forse è quella capacità che col tempo non ho saputo mantenere gelosamente e saggiamente legata al polso come un palloncino rosso. Non lo so, forse alla cena dentro l'automobile ero meglio di adesso, almeno nel sorriso e nella leggerezza. Ognuno ha le sue zone cieche, sono un falso caterpillar. Siamo andati a vedere il bosco, dopo. Non uno qualunque, quello speciale, dei ricordi. Lui ha iniziato a raccontare, io ho ascoltato affascinata cose apparentemente banali che sembravavano il capitolo di un libro. La nebbia si era sparsa come lo zucchero a velo sulle torte e il mondo sembrava quello dentro alle palle di vetro. Gli alberi illuminati dai fari delle poche auto di passaggio ricordavano la scena di un film. Siamo scesi a sentire il rumore del bosco e io mi sentivo al sicuro. Dentro la notte mi ha preso la mano, col garbo di chi sta toccando una cosa sacra. Poi mi ha baciata, da farmi mancare l'aria. Non so raccontare con le parole, ma se chiudo gli occhi nulla mi sfugge. L'odore, il sapore, il battito forte del suo cuore contro il mio, i suoi occhi su di me, l'aria densa di tante cose. Non importa se non lo so scrivere, lo so ricordare.
C'è stata una cena in un'automobile col cielo dentro, un'abbazia con le luci magiche, un bosco che sembra quello delle favole, una mano carezzata e un bacio da ricordare. E questa musica qui.

PuntoG

La prima parte è qui