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giovedì 13 settembre 2012

IMHO

"La mia personale convinzione è che, quando necessario, bisogna lasciare andare via le persone, anche quelle più amate, soprattutto loro direi. Cogliere il momento in cui tutto diventa ineluttabile - di solito si presenta come una cuspide nel cuore - e in qualche modo assecondare il distacco. Talora si manifesta come un moto naturale, tipo l'uscita dall'orbita di una stella, altre volte accadono scossoni bruschi come turbolenze e dolorosi impatti. E' quasi un dovere. Come è un dovere salvaguardare ciò che c'è stato, preservare i momenti lieti nella memoria, custodirli..."


Così scrive un amico. Però quando qualcuno va via,  bisognerebbe mettergli in mano, con una carezza, un quadrato di carta a righe, ripiegato su stesso come una specie di origami. Nella parte più interna il proprio nome, scritto con la stilografica, magari una Montblanch. La trama di cellulosa andrebbe conservata al buio, dentro un barattolo a chiusura ermetica. Per mantenere intatta la fragranza e impedire all'ossigeno di  svaporare l'inchiostro. Riaprirlo tra vent'anni, direbbe Lucio.
Dovrebbero insegnarcele a scuola queste cose, perchè uno non è mai davvero preparato agli addii, al lasciare andare, a camminare senza voltarsi indietro, senza sbirciare neppure nel riflesso di una finestra o di una vetrina. Bisognerebbero insegnarcelo a scuola che il dolore va affrontato e vinto nell'immediatezza, quando taglia come la lama di ceramica dei coltelli per le verdure, quando le lacrime sono liquide e non ancora cristalli di ghiaccio. Dovrebbero obbligarci a cantarla ogni giorno questa canzone qui e insegnarci a dedicarla a noi stessi.
C'è un tempo per ogni cosa. Ora è tempo di pubblicare questo post covato per un giusto tempo.

PuntoG