Si ferma un attimo, giusto il tempo di guardarti meglio. Esce dalla stanza, gira la testa verso di te "Somigli a mia nipote, sai!" e va via con la sua sigaretta spenta. Albertina sorride sempre sotto i riccioli quasi bianchi, dentro la gonna trasparente e leggera, un pò come lei. Non che sia magra. Però sembra una nuvola dentro un cielo infinito, senza meta. "Vuoi mangiarla la mia mela? Se non la vuoi la porto a casa". Casa. Questa non è casa. Affaccendata tra l'andare e il venire, fumare qualche sigaretta, Albertina dispensa sorrisi e consigli golosi. "Se vuoi mangiare un dolce buono devi andare al bar Sport di S.".
"Io sono Albertina e tu? Mio padre si chiama Felice. Una volta è caduto in pozzo. Da fuori gli parlavano e lui rispondeva "Felice". Bisogna ridere, sembra una cosa divertente. Non so se ci fa caso o se le importi davvero se tu hai capito. Si allontana cantando, mentre tu cerchi qualcosa di giusto da dirle.
Ci sono posti dove il tempo non ha dimensione.
PuntoG
Ho fatto alcuni anni di volontariato presso una casa di riposo, dove in effetti il tempo non aveva dimensione - né direzione. La barzelletta di "Felice" era un classico ("Sono Felice", "Ah, allora restaci"), ma anche certi racconti sul "Guerrone" (c'era ancora qualcuno che ricordava la guerra '15-'18, pensa te...).
RispondiEliminaBellissimo brano.
Sarebbe bello se fosse il posto cui fai riferimento. Non pensavo "Felice" fosse un classico.
RispondiEliminaSono belli loro Pim e teneri. Da un lato vorresti abbracciarli tutti. Dall'altro vorresti scappare il più lontano e il più velocemente possibile.
Grazie grazie.