lunedì 11 luglio 2011

Alice, un paese di meraviglie #1

Sono decantatrice di pensieri, quella che li raccoglie ad uno ad uno come fossero fragoline di bosco, cercandole anche sotto le foglie. Solo una volta che sono tutte insieme nel paniere, e solo una volta giunta a casa, diventano un tutt'uno. Non più singoli elementi, ma un cesto di fragoline. Che è la metafora di parole che diventano pensieri, che diventano frasi tradotte abbastanza da poter essere dette e comprese.

Sto leggendo "Alice nel paese delle meraviglie" che è una favola e una metafora. Io ci ho trovato la mia personale. Perchè quando leggo, le cose che ho dentro prendono forma. Non perchè il libro me le insegna (capita anche questo!) ma perchè riesco a dare forma a vapori che già stanno dentro di me. Tra fogli di carta, vermetti neri che sono parole, diventa tutto più semplice, il vapore prende forma, consistenza e nome. Insomma, riesco a capire ciò che non so di sapere.
Alice si trova nel Paese delle Meraviglie e cambia di dimensione mangiando biscotti. Si restringe o si allarga a seconda della necessità. Alle volte sbaglia anche misura e si ritrova piccina o gigantesca nel momento e nel posto sbagliato.
Traslando, Alice sono io. Imbrigliata in una cultura dalla quale per alcuni aspetti mi sono liberata perchè non mi è mai appartenuta, alcune cose mi sono rimaste invece incollate come le tessere di ceramica di Parco Guell. In aggiunta, sono anche imbrigliata in una cultura che non mi appartiene per nascita ma che, la mia caratteristica di voler entrare sempre dentro alle cose, mi ha fatto parzialmente acquisire. Parzialmente appunto.
Nei rapporti interpersonali, vivo con un taccuino metaforico dove c'è segnato cosa è permesso/dovuto fare. Pian piano funziona se la voglia di non vivere nel ghetto prevale sulla voglia di essere parte del mondo in cui lavoro, vivo, dormo. A volte sbaglio nonostante gli appunti, ma sorrido e vengo perdonata.
In Francia, sulla spiaggia di Cap Martin, ho pensato alla forte percezione avuta del fatto che il mio tempo è solo il mio tempo. E' Terra di tempi geologici questa. Non credo sia un caso se lo Slow food sia nato qui, dove impera la lentezza. Terra cullata da lunghi inverni freddi, da coltri di neve che intorpidiscono lo spirito e la natura, dall'attività contadina dove il tempo e le attese sono necessarie e sovrane. Credo sia questa la sua anima. Il "peperoncino" suona stonato. Insomma, credo che i nostri tempi fanno un po’ a cazzotti e si impergolano nelle contraddizioni.
A volte il tempo è tiranno e se ne sente il fiato sul collo, e la fatica di mettere insieme le idee.
A volte tiranno è il caso colto.
PuntoG

4 commenti:

  1. Quanti spunti... sarebbe bello poterli affrontare tutti, avendo il tempo...
    Ecco, il tempo.
    Ciascuno di noi possiede un metronomo che scandisce un ritmo interiore, spesso asincrono con il resto del mondo. Lento? Talvolta, mentre altre vive di accelerazioni improvvise. L'importante è porsi in ascolto di questo tempo, assecondarlo, perché non è che il battito del proprio cuore.

    Ciao, a presto.
    Pim

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  2. Però alle volte ci si sente intrappolati e confusi da tanti, troppi metronomi.
    "...non è che il battito del proprio cuore." Che bella immagine Pim, solo che alle volte (s)guizza via :)

    A presto

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  3. E' sempre bello come metti a nudo i pensieri (nonostante credo che gli appunti dicano di non farlo).
    Ogni tanto è anche liberatorio dimenticarsi del taccuino, per poi riprenderlo e scarabocchiarlo tutto.
    I più coraggiosi avranno un taccuino pieno di errori, ma saranno anche quelli che sono riusciti a correre a fianco del tempo del passa.
    Buona settimana!

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  4. Il mio taccuino è pieno zeppo di righe che cancellano e frasi aggiunte, anche fuori riga. E segni rossi a sottolineare errori. Non mi sento coraggiosa. Però corro, corro, corro.

    Grazie Cavalletto e buonasettimana anche a te

    PuntoG

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