Paolo ha più o meno 35 anni ma potrebbe dimostrarne molti di più se non lo si guardasse in viso, e non avrebbe poi così tanta importanza visto che l'espressione è sempre uguale a se stessa. Ha una camicia bianca infilata dentro i pantaloni neri come le scarpe, coi lacci. Mentre lentamente avanza, senza curarsi di nessuno ovviamente, si sistema l'impermeabile. Nero. Poi infila le mani in tasca, fa un respiro profondo, si concentra e prende il ritmo. Come se le gambe fossero l'asticella del metronomo inizia a percorrere, a ritmo sostenuto, il corridoio. Tutto. Senza tralasciarne neppure un pezzo. Sembra un elastico nel vuoto, in assenza di attrito, di forza di gravità e di tutte quelle forze che prima o poi interrompono il moto dei corpi. Facendoli precipitare al suolo alle volte, che è meglio di quel moto perpetuo, di quell'espressione sempre uguale a se stessa, di quei pensieri che s'inseguono col fiato corto, che fanno a cazzotti perchè non vanno daccordo tra di loro e per trovarsi uno spazio. Manca il fiato anche a guardarlo Paolo, che uno se lo immagina seduto al tavolino di un bar a commentare le tette della cameriera e invece percorre questo rettangolo che sembra una pista da decollo. Solo che lui, di volare, non ne è capace. O almeno non come il volo lo intendiamo noi.
Ci sono posti dove il tempo non ha dimensione.
Questi ritratti sono splendidi. Almeno, come lo intendiamo noi. ;-)
RispondiEliminaPrish
Un ritratto perfetto. Si avrebbe il desiderio di sapere qualcosa di più su questo Paolo, dove va con quell'espressione muta, i pensieri, il passo che non decolla...
RispondiEliminaSi, piacciono anche a me. Forse proprio per "quell'"intendiamo noi", che è un altro modo di guardare.
RispondiEliminaBuona domenica Prishilla
Se troverò il coraggio di ritornare sulla "pista di decollo".
RispondiEliminaGrazie Pim