M'invitasti alla cena, ospite fuori lista, margherita di campo tra papaveri rossi e impettiti. Appallottolai l'invito stizzita e ne feci strumento per testare la mia capacità di fare centro. Potrei drizzare le spalle d'orgoglio, potrei. Annuso l'aria come i cani per trovare tracce che mi conducano al nome dell'inganno. Rido, vestita con piume d'oca finta, della tua sicurezza vestita da pantaloni e una manciata di pepe tra i capelli. Rido dell'ingenuità e scioccaggine con cui tratteggi la me, riflesso di specchio. Sorrido vedendomi entrare nella stanza: rimmel sulle ciglia, tacco 12 o abito da artista francese, ancora non so. Di sicuro avrò sguardo sfrontato e silenzio sulle labbra. Saprò alitare, stanne certo.
PuntoG
Ti vedo nei panni di un piccolo drago abbigliato da gran gala, che alita fuoco e fiamme contro un pavido Sangiorgio nascosto dietro una colonna.
RispondiEliminaSorrido, ma intuisco la furia racchiusa in ogni virgola...
P.
I tuoi commenti hanno più chiarezza e sintesi dei miei post ;)
RispondiEliminaGrazie Pim
.G