sabato 26 giugno 2010
Il circo delle meraviglie
Oggi proverai a fare volare le tue farfalle di plastica. Vuoi fare a gara con le mie di carta velina colorate che sembrano piccoli, piccoli aquiloni.
Se vuoi ti regalo un tappeto di plastica coi fiori finti. Potresti metterlo nel soggiorno. Insieme ai nani e alle galline di plastica.
PuntoG
Se vuoi ti regalo un tappeto di plastica coi fiori finti. Potresti metterlo nel soggiorno. Insieme ai nani e alle galline di plastica.
PuntoG
mercoledì 23 giugno 2010
Di palindromi e altre cose
Le parole sono un gioco di quelli che non si finisce mai. Di giocare e di stupirsi.
Prendi per esempio "inottobottoni", che è il titolo di una mostra. Se lo metti davanti allo specchio, succede che fa una capriola, si capovolge e...ridiventa "inottobottoni". Quasi una magia dell'ottica. Ma è un palindromo. Se invece hai parole come Martina (nome proprio di persona, femminile) e dipende (forse, potrei ma non so), basta un colpo di bacchetta ed ecco che diventano mattina (buongiorno) e difende (dall'attacco). Pensa invece a parole come botto (capodanno) e magia (favola), un tocco di gomma e via con otto (buon voto a scuola) e maga (Magò).
Le parole sono davvero un gioco, strano se ci pensi bene. Alle volte non serve usare la bacchetta magica o la gomma, ma solo il timbro della voce e diventano tutta un'altra cosa. Ma questo è un gioco crudele, che non diverte nessuno. Di sicuro non chi ascolta
Prendi per esempio "inottobottoni", che è il titolo di una mostra. Se lo metti davanti allo specchio, succede che fa una capriola, si capovolge e...ridiventa "inottobottoni". Quasi una magia dell'ottica. Ma è un palindromo. Se invece hai parole come Martina (nome proprio di persona, femminile) e dipende (forse, potrei ma non so), basta un colpo di bacchetta ed ecco che diventano mattina (buongiorno) e difende (dall'attacco). Pensa invece a parole come botto (capodanno) e magia (favola), un tocco di gomma e via con otto (buon voto a scuola) e maga (Magò).
Le parole sono davvero un gioco, strano se ci pensi bene. Alle volte non serve usare la bacchetta magica o la gomma, ma solo il timbro della voce e diventano tutta un'altra cosa. Ma questo è un gioco crudele, che non diverte nessuno. Di sicuro non chi ascolta
lunedì 21 giugno 2010
Il Gian
Oggi sono andata a trovare il Gian. Quello con la pipa e gli occhiali. Ma non è un vecchietto rincintrullito. Non è nè vecchietto nè rincitrullito, forse così si capisce meglio. Il Gian è il mio Wikipedia, anche se una volta mi ha detto "non so come si fa, me lo spieghi?" E io l'ho scritto sull'agenda passandoci sopra l'evidenziatore verdechesivedeanchealbuio. Secondo me non gli piace per niente fumare la pipa. Gli piace invece tutto quello che ci gira attorno: la lentezza, la gestualità, il tabacco da toccare con le mani. Del fumo credo gli importi poco. Oggi abbiamo parlato di I Ching. Mi ha detto una cosa interessante in riferimento al fatto che io non sempre ne capisco il significato. Da dietro gli occhiali e la pipa una voce: "non bisogna capire. Leggere e gestaltizzare."
Mitico Gian, sempre
PuntoG
Mitico Gian, sempre
PuntoG
sabato 19 giugno 2010
E vai di leggerezza
Il pensiero è una cosa. Dare voce ad esso è ben diverso. Come quando leggi qualcosa che sapevi già ma il vederlo nero su bianco diventa un'illuminazione. Ecco, oggi l'ho detto. Ho dato forma e suono a un pensiero che mi faceva un pò paura. Quale pensiero? Che ho fatto la somma e il totale di 1+1 è stato un numero grande a dismisura, tendente ad infinito. (sospiro!) Mi sento più leggera. E vaff....
PuntoG
PuntoG
giovedì 17 giugno 2010
Frivolezze, ma non troppo
Mi piace l'oroscopo dell' "internazionale". Fa riflettere. Che è una cosa in linea con lo stesso, ovviamente. Sentite cosa mi dice per la settimana.
In realtà, c'è sempre qualche sabotatore nelle nostre vite, e quindi anche nella mia. Mi piace questo suggerimento. E' abbastanza in linea col blog. E' abbastanza in linea con questa fase della mia vita. Scappo. Devo andare a in giardino.
A strappare le erbacce. Of course ;-)
Se vuoi liberarti di un’erbaccia che soffoca la tua pianta di pomodori, non
basta strappare le foglie: devi estirpare anche le radici. T’invito a fare la
stessa cosa con un sabotatore che si è intrufolato nel tuo rigoglioso angolo di
paradiso. Non c’è bisogno di odiarlo o di arrabbiarsi. È meglio rimanere lucidi
e distaccati per rimuovere completamente l’elemento invadente e affermare il tuo
diritto a coltivare quello che ami.
In realtà, c'è sempre qualche sabotatore nelle nostre vite, e quindi anche nella mia. Mi piace questo suggerimento. E' abbastanza in linea col blog. E' abbastanza in linea con questa fase della mia vita. Scappo. Devo andare a in giardino.
A strappare le erbacce. Of course ;-)
giovedì 10 giugno 2010
Saggezze
In fondo l'unica ragione perchè si pensa sempre
al proprio io è che col nostro io dobbiamo stare
più continuamente che con chiunque altro.
Cesare Pavese
mercoledì 9 giugno 2010
Grande bene :-)
Oggi mi hai fatto piangere. In macchina, mentre tornavo a casa. Perchè ho pensato a questo lunghissimo mese in cui mi hai tenuto la mano, a prescindere. E in quello stringere c'è stato davvero tutto quello che di più grande c'è al mondo. E' bello il tuo vedermi cavalcare un bianco cavallo alato. In questo momento siamo specchio. Mi vedo e ti vedo speciale. Noi voliamo. Noi voliamo perchè ne siamo capaci. Perchè non siamo capaci di camminare e basta. E riconfermo quanto detto al pensatoio.
Un abbraccio che dura una vita
Tuo alone viola
PuntoG
Un abbraccio che dura una vita
Tuo alone viola
PuntoG
martedì 8 giugno 2010
Cose che servono
Bisogna avere ali per volare e motori per spingersi tra le nuvole di zucchero filato che se le mangi ti addolciscono il cuore.
Penne stilografiche per trasformare il bianco.
Globi tondi per vedere un' emozione e trasformarla in rettangolo.
E punti e a capo per un sorriso.
PuntoG
Penne stilografiche per trasformare il bianco.
Globi tondi per vedere un' emozione e trasformarla in rettangolo.
E punti e a capo per un sorriso.
PuntoG
domenica 6 giugno 2010
Facciamo i burattini
Lo avevamo già capito tutti che il panico da influenza era una bufala. Che per l'influenza muoiono regolarmente tutti gli anni soggetti a rischio, che non era il caso di vaccinarsi (e infatti quasi nessuno lo ha fatto). Questa notizia ci da la conferma che avevamo davvero ragione. Certo è duro da accettare che il potere gioca addirittura con la nostra salute. Sul resto, direi che ci fa a pezzetti piccoli piccoli. Ma allora perchè non ci indigniamo sul serio e accettiamo il ruolo di burattini? Pareil!!!!!"Scientists who drew up the key World Health Organisation guidelines advising governments to stockpile drugs in the event of a flu pandemic had previously been paid by drug companies which stood to profit, according to a report out today.
An investigation by the British Medical Journal and the Bureau of Investigative Journalism, the not-for-profit reporting unit, shows that WHO guidance issued in 2004 was authored by three scientists who had previously received payment for other work from Roche, which makes Tamiflu, and GlaxoSmithKline (GSK), manufacturer of Relenza."Queste sono le rivelazioni (4 giugno 2010) del quotidiano Britannico Guardian.
PuntoG
sabato 5 giugno 2010
Chi cerca trova. Alle volte
Ho trovato uno specchio in cui guardarmi.
Parla la mia lingua e mi riflette saggezza.
Sto riempiendo i vuoti
nell'album di fotografie.
Parla la mia lingua e mi riflette saggezza.
Sto riempiendo i vuoti
nell'album di fotografie.
venerdì 4 giugno 2010
Cose che accadono
Capita di vedere galline di plastica tra nani da giardino.
E parlano pure. Le galline, non i nani.
PuntoG
E parlano pure. Le galline, non i nani.
PuntoG
giovedì 3 giugno 2010
martedì 1 giugno 2010
Caos calmo
Il film si snoda attraverso la vita del protagonista Pietro Paladini, interpretato da Nanni Moretti, a cui muore la moglie nel momento stesso in cui lui, paradossalmente, salva la vita ad un’altra donna. Il dolore diventa come una scala stranamente in salita che gli permette di guardare dall’alto la propria vita e darle un senso, secondo una prospettiva diversa. Come lo è guardare una città dal 12° piano, piuttosto che dal piano strada. Diventa difficile spiegare alla figlia che ha solo 10 anni, come mai lui non c’era a salvare la madre. A quel punto non può che dirle “io ti aspetto qui”, dando a questa frase un vero valore, che è quello dell’esserci davvero, a qualunque costo, ribaltando la scala dei valori che aveva avuto fino a quel momento. Seduto su una panchina attende che il dolore arrivi. E’ il caos calmo dentro di sé, che diventa una sorta di decantazione di questo dolore che non č fatto di rimpianti, rimorsi, sensi di colpa o ricordi, ma di un’assenza da colmare con un presente che va vissuto. E’ il suo modo per rielaborare il dolore, un modo tutto personale. E' anche osservatore degli altri, che accorrono da lui per confortarlo e che invece rimangono spiazzati dalla sua incomprensibile calma e finiscono per raccontare il loro di dolore.
Un film che è un abbraccio gentile, consumato in un parco, per riscoprire valori e persone vere. E gentile si può anche definire la colonna sonora, a cominciare dal quartetto d’archi e pianoforte, di Paolo Buonvino. Che diventa un tutt’uno con la storia, e l’accompagna, senza mai distaccarsene, per tutta la durata del film. Chiude magistralmente Ivano Fossati con “Amore trasparente”.
Nanni Moretti aveva giŕ affrontato il tema della rielaborazione del lutto nel film vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes del 2001 “La stanza del figlio”. Dopo sette anni riprende il tema affidandosi alla regia di Antonello Grimaldi, con la storia dell’omonimo romanzo edito da Bompiani, di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega 2006. Il film è stato presentato al 58° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Sul finale, la frase “dobbiamo dirci tutto”, lascia una riflessione da riportare a casa. Perché le parole non dette, alle volte, diventano macigni sulle nostre vite. O alle volte ci precludono un’opportunità di felicità.
Un film che è un abbraccio gentile, consumato in un parco, per riscoprire valori e persone vere. E gentile si può anche definire la colonna sonora, a cominciare dal quartetto d’archi e pianoforte, di Paolo Buonvino. Che diventa un tutt’uno con la storia, e l’accompagna, senza mai distaccarsene, per tutta la durata del film. Chiude magistralmente Ivano Fossati con “Amore trasparente”.
Nanni Moretti aveva giŕ affrontato il tema della rielaborazione del lutto nel film vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes del 2001 “La stanza del figlio”. Dopo sette anni riprende il tema affidandosi alla regia di Antonello Grimaldi, con la storia dell’omonimo romanzo edito da Bompiani, di Sandro Veronesi, vincitore del premio Strega 2006. Il film è stato presentato al 58° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
Sul finale, la frase “dobbiamo dirci tutto”, lascia una riflessione da riportare a casa. Perché le parole non dette, alle volte, diventano macigni sulle nostre vite. O alle volte ci precludono un’opportunità di felicità.
PuntoG
Mille anni che sto qui
“Mille anni che sto qui” di Mariolina Venezia Premio Campiello 2007 Einaudi 15.00
“Certi giorni si alzava un vento colorato che sollevava la polvere e tutto iniziava a lievitare come la pasta del pane sotto la coperta. I fatti già successi tornavano e quelli ancora da venire diventavano visibili. In quei giorni gli spifferi sotto le porte sembravano risatelle di bambini non nati, avvolgevano le caviglie delle donne con lacci impalpabili, che le facevano inciampare. I vetri delle finestre sbattevano. Il latte cagliava nei secchi. Gli uomini si mettevano addosso i vestiti sbagliati e le bambine diventavano donne.”
“Non è facile raccontare questa storia a chi non conosce la valle del Basento, il cielo celeste come i colori a matita dei bambini, i pendii che il grano rende verdi a primavera e gialli d’estate, i fuochi nelle stoppie, i tralicicci per l’estrazione del petrolio, i paesi agonizzanti sulle colline, il volo del nibbio”.
Credo non sia facile neppure capire questa storia a chi non conosce la valle del Basento, la madia del pane, i boccali di salsicce sott’olio, la naca per i bambini piccoli, gli odori della campagna del Basento, che non sono uguali a quelle delle campagne del Piemonte. E’ un libro rievocativo di suoni, odori, parole, modi di dire e di fare per chi ha vissuto al sud. E’ un libro in cui le donne sono protagoniste. Ma è anche un libro che segue il passaggio della storia anche in una terra dove la storia sembra non sia passata mai. Un saga che attraversa quel Basento dall’unità d’italia fino alla caduta del muro di Berlino. Un libro appassionante, in ogni sua pagina. Raccontato dai fantasmi dei personaggi, in un linguaggio che spesso assume una connotazione tipica di quei luoighi e di quel tempo. Un libro in cui le parole scorrono agevolmente su un filo di seta, senza mai trovare intoppi, senza soluzione di continuità tra una generazione e l’altra. dove la storia lo attraversa coi gesti della quotidianità. Non c’è affanno nel voler andare avanti nella lettura. Si va di pagina in pagina come i piedi che vanno uno dietro l’altro in una passeggiata all’ombra di alti alberi. E’ un cammino che ti prende senza affannarti, con dolcezza e un pizzico di nostalgia.
A me è piaciuto molto. E’ uno dei libri che merita certamente di essere letto
PuntoG
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